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Patrick Melrose – Recensione 1×03

“Some Hope”, il terzo episodio di Patrick Melrose, è stato davvero meraviglioso, pieno di sentimenti, di emozioni forti e di ricordi che, forse, hanno scosso definitivamente Patrick che è riuscito, con molta fatica, a confidarsi con qualcuno raccontando cosa è gli è successo da bambino e cosa suo padre gli ha fatto. Insieme a Patrick abbiamo avuto un’altra protagonista, la meravigliosa Bridget Watson-Scott, che ha dimostrato di avere un carattere di ferro nonostante la fragilità e, devo dirvelo, mi sono innamorata di questo personaggio, non ve lo sareste mai aspettati, vero?

#benedictcumberbatch #patrickmelrose #1×03 #somehope

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Gepostet von Sherlock Italy am Mittwoch, 30. Mai 2018

(Ho amato questa scena, Patrick e la sua non convenzionalità mi fanno impazzire)

Iniziamo.

Il filo conduttore dell’episodio è stato l’incontro dell’élite londinese impregnato di falsità, apparenze e tradimenti che mi hanno disgustato, principalmente per il fatto che gli snob son proprio così ed esistono, purtroppo, questa mini serie sarà anche frutto di fantasia ma è talmente reale da far riflettere chi guarda e far rendere conto che, molte volte, ciò che guardiamo in un film o in una serie non è poi così lontano da ciò che viviamo, che ciò che potremmo desiderare ardentemente potrebbe non essere così desiderabile, che non è oro tutto ciò che luccica ed è proprio questa la lezione che ha avuto Bridget.

Questa donna da giovane ha desiderato la fama, il potere, i soldi, l’essere diversa da ciò che era ed il desiderare ciò che non aveva arrivando a provare repulsione e vergogna per ciò che aveva. Il problema è sorto nel momento in cui la bolla di sapone è scoppiata e lei si è ritrovata a capire cosa fosse importante davvero, all’improvviso e si è trovata a fare i conti con ciò che aveva e che aveva sempre voluto e con quello che aveva perso per strada, sia internamente che esternamente, con il vero amore che una madre può provare per lei e con il finto amore di un uomo che voleva solo un erede e che, alla fine, che non voleva rinunciare ad una bella donna solo in quanto tale e che si è ritrovato senza nemmeno sua figlia, una figlia che amava, si, ma non abbastanza, non come avrebbe fatto con un maschio e qui dovrei aprire una parentesi immensa ma ve la evito, non penso di dover sottolineare quanto mi ripugni un pensiero del genere ma che, purtroppo, era fin troppo diffuso nel passato e che, forse, non si è completamente estinto ancora al giorno d’oggi.

Quella ricetrasmittente le ha fatto sentire un qualcosa  che poteva sembrare altro ma che in quel momento non lo era, non per questo, però, ciò che aveva sentito non corrispondeva alla realtà, anzi, ciò che è riesce a rasentare il peggio che le sarebbe potuto succedere…o il meglio perchè, con la consapevolezza del tradimento del marito e dell’arrivo di un erede maschio, Bridget è riuscita ad aprire gli occhi e a scappare da tutto, da quella casa sfarzosa, da un uomo vanesio e prepotente, da una vita apparentemente bella ma assolutamente asfissiante (non dico che la vita dei “nobili” sia così orribile, sarei bugiarda e poco realista ma dico che questa vita che ci hanno mostrato è quanto di più più brutto possa essere vissuto), si, Bridget ha voluto provare a scalare la società e ci è riuscita ma a quale prezzo? A quello che abbiamo visto. Sono contenta che abbia reagito e abbia chiesto scusa alla madre dato che il comportamento tenuto con lei è stato spregevole e così classista da farmi cadere le braccia, molte volte le persone comuni, quelle normali sono più meravigliose di chi ha tutto e ostenta ciò che ha. Ricchezza non è sinonimo di bellezza, non è sinonimo di valore…le tre cose possono sussistere ma la prima non assicura le altre due, anzi.

Il sorriso di Bridget mentre guidava mi ha riscaldato il cuore, in fondo in questo episodio abbiamo visto un briciolo di speranza nelle vite dei personaggi quindi quel sorriso e quella fuga con madre e figlia sono assolutamente l’indizio di speranza che intravediamo nell’esistenza di Bridget, ora in avanti.

Per quanto riguarda Patrick non voglio dire molto e non perchè non ce ne sia bisogno ma perchè ogni mia parola di troppo potrebbe apparire futile e priva di significato dato che Benedict Cumberbatch è riuscito a trasmettere tutto il groviglio intenso che Patrick si porta dentro da troppo tempo. Quella maschera di strafottenza, di cinismo, di prepotenza, di onnipotenza, ha iniziato a stare stretta a Patrick che ha sentito il bisogno di librarsi di un peso e di mostrare il suo vero io, ciò che non ha mostrato a nessuno per paura di sgretolarsi e di crollare, per paura di poter distruggersi solo raccontando ciò che quell’uomo infame si è permesso di fargli, ciò che ha pensato di aver il diritto di fare al bambino che avrebbe dovuto proteggere e che avrebbe dovuto far crescere in modo sano ma che, purtroppo, è cresciuto nascondendosi in se stesso e cercando di rifugiarsi in qualcosa di esterno a se stesso, un geco in questo specifico caso, quasi come se, non sentendosi dentro di sè, non sentisse il dolore, la delusione, la distruzione che lo stava mangiando vivo.

Trovando la via di fuga da se stesso sperava di poter sfuggire a quello che non voleva sentire ma il corpo di quel piccolo geco era troppo piccolo per poter farsi carico di Patrick ma, più precisamente, delle emozioni e delle sofferenze di un piccolo bambino che provava e percepiva come nemmeno un adulto avrebbe avuto il coraggio e la forza di fare. Il non voler sentire il proprio corpo era solo un escamotage, una soluzione temporanea ad un problema più grande di se stessi, che ci sembra impossibile da gestire…fino a quando Patrick non si sentirà in grado di poter affrontare i propri demoni non riuscirà mai a liberarsene, da piccolo voleva rifugiarsi in un piccolo animaletto verde chiaro, da adulto invece si rifugia dietro l’indifferenza, il sarcasmo, il cinismo, la droga e ogni minima cosa capace di farlo fuggire dalla realtà. Il tempo della resa dei conti è ormai giunto, caro Patrick non ti resta altro da fare, devi accettare e combattere, solo così potrai uscirne fuori.

La scena in cui si è confidato con il suo caro amico mi ha distrutto emotivamente, c’erano le emozioni di Patrick sul ring, la voglia di vivere, di rinascere, di combattere e la rabbia, l’imbarazzo, la delusione, l’odio e la vergogna e io ho sentito tutto sulla mia pelle, l’essere interrotto dai camerieri l’ha fatto urlare perchè è come se, internamente, qualcosa lo bloccasse, forse il ricordo di suo padre che, secondo lui, gli impediva di liberarsi e dire la verità senza paura di poter essere fatto a pezzi dato che il padre è morto…il problema è che il ricordo lo sta spezzando lo stesso, molte volte la non presenza fisica di una persona è più pesante della presenza stessa e questo è proprio il caso.

Il geco nella prima scena mi aveva fatto capire che ci fosse un collegamento ma nella mia mente ho associato il geco a qualcosa di viscido come personificazione del padre che, da essere viscido, ha reso impura l’infanzia del proprio figlio ma alla fine dell’episodio scopriamo che, appunto, Patrick stava cercando di diventare quel geco, lontano mente e corpo dalle mani del padre.

Come vedete non ho commentato molto il contesto ma è stato proprio grazie all’ambiente in cui si è ritrovato che Patrick si è liberato dagli stereotipi e dalla falsità, ancor di più quando non ha più voluto continuare a stare con una donna con cui era stato ma che in quel momento stava con il suo caro amico, e, notiamo bene, ciò che l’ha fatto fermare è stato il venire a conoscenza dell’identità dell’amante e non il fatto che lei fosse sposata…la decisione, ovviamente, è stata scaturita dalla scoperta del tradimento di Sonny ai danni di Bridget, già lì il suo desiderio aveva vacillato e il dettaglio sul suo amico gli ha dato il colpo finale e gli ha fatto prendere la decisione giusta.

 

 

 

 

 

Ho amato la scena in cui Patrick saluta e si avvicina alla piccola bimba di Bridget, lì si, okay, ho visto un po’ il Benedict papà e non ho ragionato poi tanto ma quella scena mi ha fatto capire che Patrick vuole davvero una famiglia, ha solo paura di fare gli stessi errori del padre e, al tempo stesso, nonostante la paura, vuole dei bambini suoi perchè non vuole perdere tempo e, forse, questa Mary potrebbe essere la persona giusta per lui, mi piacciono molto insieme…sinceramente vedo molto bene Patrick e Bridget insieme, al diavolo la differenza di età.

Detto questo vi lascio e vi invito a leggere la prossima recensione, sperando di tenervi compagnia come si dovrebbe fare con un capolavoro del genere.

Voto all’episodio: 8 e mezzo

Bonus:

  • Riuscirà Patrick ad andare nel gruppo di supporto per i Narcotici? Forse gli farebbe bene
  • A quanto pare la madre di Patrick l’ha abbandonato e l’ha lasciato con il padre…voglio sapere di più del passato di Patrick, penso sia la chiave per ripartire.
  • Si, ovviamente il sentire il cognome Watson per ben due volte mi ha lasciato indifferente…
  • Si, ovviamente anche sentire Strange mi ha lasciata assolutamente priva di entusiasmo…
  • Un accenno alla frase detta da Patrick…non cercate un innamorato che possa rimettere in ordine la vostra vita o che possa ricomporvi perchè l’essere umano per sua natura non è onnipotente nè con se stesso nè con i suoi simili, innamoratevi quando state bene con voi stessi e non avete bisogno di qualcuno di esterno a voi per stare in piedi ma volete quel qualcuno nella vostra vita. 

Vi è piaciuto l’episodio? Lasciatemi pure un commento, è importante avere un confronto.

Irene

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Salve, sono Irene e non ho mai amato definire la mia persona e ciò che faccio. So solo che ciò che viene scritto, nel momento stesso in cui viene composto, non è più solo mio ma anche di chi legge. Sono curiosa di sapere in che modo lo sarà. Meglio nota come vulcano d'idee o l'Arti(coli)sta per un chiaro e semplice motivo: la scrittura è il mio elemento, l'arte che mi scorre nelle vene, il modo più realistico e spontaneo che ho di vivere.