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A Un Metro Da Te – Recensione

Ciao ragazzi, benvenuti nella recensione di un film che stavamo attendendo ormai da diverso tempo:

A Un Metro Da Te

A un metro da te, titolo originale Five Feet Apart, vede come protagonisti Cole Sprouse, nei panni di Will Newman e Haley Lu Richardson in quelli di Stella Grant, due giovani affetti da fibrosi cistica che riusciranno a trovare l’amore tra le mura di un ospedale nonostante le difficoltà che questo sentimento comporta. Chi è affetto da questa malattia infatti, deve necessariamente stare a due metri di distanza dagli altri malati di FC, per preservare la propria salute.

Le premesse insomma, ci fanno già capire che questo film è stato creato per entrarci nel cuore e farci uscire dalla sala con una voragine al centro di essa, ma A Un Metro Da Te è molto più di questo.


Gli amori impossibili, si sa, sono sempre in grado di appassionare il pubblico sin dall’inizio dei tempi e nel caso di A Un Metro Da Te questa impossibilità diventa concreta al punto che ciò che gli impedisce di stare insieme è radicato dentro di loro e gli impedisce persino di sfiorarsi. Un amore costretto a restare platonico perché se l’amore generalmente dovrebbe farti sentire vivo, nel loro caso può portare alla morte.

Ma l’amore non è razionale, e nonostante la consapevolezza di non poter vivere come una coppia normale e di essere destinati ad un amore platonico, i due si ritrovano travolti da questo sentimento che riesce a cambiare il loro modo di vedere le cose.

Se prima di Will, Stella era una maniaca del controllo che non faceva altro che vivere in funzione della sua terapia, dopo essersi innamorata di lui -anche se non è l’unico avvenimento che contribuisce a questo cambiamento-, capisce di voler vivere ma allo stesso tempo che la vita non ha senso se non può condividerla con la persona che ama. E Will, al contrario, passa dal fregarsene delle cure, consapevole che la fine per lui è più vicina che per le altre persone, si ritrova a desiderare di guarire per stare al fianco della ragazza che ama.

Ma l’amore a volte non basta. E questo, è uno di quei casi.

Ma nonostante i momenti di tristezza che caratterizzano la maggior parte della pellicola, ci sono anche momenti più leggeri, in cui per un po’ l’amore sembra farla da padrona e i nostri protagonisti riescono quasi a dimenticare la malattia per godersi qualcosa che seppur sia breve e prettamente platonica è forse la cosa più bella che potesse capitargli.

Ed è qui che i due metri di distanza si trasformano in “un metro“. È qui che Stella si prende qualcosa da quella malattia che si è presa tutta la sua vita: si prende l’amore.

Ci sono molte scene meravigliose all’interno di questa pellicola, tanti momenti che ti fanno affogare nelle lacrime e tanti altri che ti riempiono il cuore, come le parole meravigliose che Will rivolge a Stella ed il monologo finale di lei che si riallaccia ai momenti iniziali, volendo sottolineare l’importanza di ciò che per molti appare scontato ma che per altri, purtroppo, è un privilegio che gli viene negato sin dalla nascita.

Il cast è molto convincente, ritroviamo volti conosciuti (come appunto quello di Cole Sprouse ma non solo!) e volti nuovi ma ognuno ha qualcosa da dare, arricchendo la pellicola ed aiutando lo spettatore ad immergersi in questa struggente storia. Anche i personaggi sono ben definiti e per una volta, trovo che il protagonista maschile sia finalmente umano. Nonostante sia un badboy per alcuni aspetti e la dolcezza in persona per altri, a differenza dei classici film d’amore non è perfetto -neanche nella sua imperfezione-, dice spesso la cosa sbagliata senza volerlo, rovina i momenti romantici come farebbe qualsiasi ragazzo e fa la scelta sbagliata prima di accorgersi che lo sia. Personalmente è un aspetto che ho apprezzato molto e che mi ha permesso di innamorarmi di Will non solo per l’aspetto di un meraviglioso Cole Sprouse, che spero sia solo al primo dei suoi tanti film al cinema.

Il finale ci lascia in sospeso ed è proprio in questo limbo misterioso che risiede tutta la tristezza di un finale agrodolce in cui abbiamo la consapevolezza che nonostante tutto, l’amore che li lega durerà in eterno.

Un film emozionante, struggente e forte che sicuramente non potrà che essere apprezzato dagli amanti del genere.

Solo un ultimo consiglio prima di salutarvi: portate un pacchetto di fazzoletti in sala!


Veronica.

Big Boss delle Redheads Diaries: la mente che ha dato vita a questo sito di intrattenimento.