X-Files
American Horror Story,  Recensioni,  Telefilm

American Horror Story: 1984 – Recensione 9×01

L’abbiamo atteso tanto e finalmente American Horror Story: 1984 è arrivato con la sua premiére in grado di catapultarci indietro di circa trentacinque anni, facendoci rivivere la gloria di capolavori slasher come Venerdì 13.

Chi mi segue da un po’ probabilmente sa già che questa serie è una delle prime che ho cominciato a seguire assiduamente in streaming, e che mi ha quindi avvicinato a questo mondo che oggi è parte integrante della mia vita e mi ha spinta a creare questo spazio dove poter condividere con tutti voi i miei pareri sui vari episodi, il che la rende ogni anno uno dei ritorni più attesi per la sottoscritta.

American Horror Story: 1984

Segue il filone nostalgico che, in particolare quest’anno, sta spopolando tra gli spettatori, grazie anche a Stranger Things che ha riportato gli anni 80 alla gloria, facendo avvicinare ad essi anche chi negli anni 80 non era ancora nato.

Camp Redwood è il pilot di questa nona stagione e si presenta subito come un prodotto nuovo, diverso da ciò a cui siamo abituati ma certamente godibile.

L’ambientazione è tipica degli slasher anni 80: un campeggio vicino ad un lago, luogo di una prima strage con cui l’episodio si apre. Cosa c’è di più classico di questo?

Non molti infatti, girando tra i vari commenti sul web, hanno apprezzato questo aspetto cliché ma a dir la verità credo sia proprio questo senso nostalgico e di ‘già visto’ che American Horror Story: 1984 vuole riportare sullo schermo. I cliché del genere horror sono nati proprio in quegli anni ed è inevitabile che, in un prodotto ambientato in quel periodo, siano presenti a gran voce.

American Horror Story: 1984

La trama di questo episodio quindi, si svolge esattamente come credevamo che avrebbe fatto: un gruppo di ragazzi parte per il campeggio insieme alla nuova arrivata, già infatuata di uno dei ragazzi del gruppo e che probabilmente sarà al centro di un triangolo (o forse più) amoroso, il luogo che si scopre essere macchiato da un terribile avvenimento e riportato alla vita proprio in quel preciso anno, la proprietaria che non è altro che l’unica sopravvissuta alla strage (che poi come li tiene su gli occhiali se non ha un orecchio?), l’assassino che viene a scoprire della riapertura del posto e fugge per terminare il lavoro (e che era rinchiuso praticamente a due passi dal campeggio, per arrivarci a piedi in così poco tempo), l’uomo che ha avvisato i protagonisti con ‘morirete tutti’ che viene ucciso proprio dal killer, la ragazza che non viene creduta ed il corpo della prima vittima che scompare. E non solo, a dire il vero.

L’intera trama dell’episodio sono cose che ci aspettiamo di vedere in un horror anni 80 ma questo non rende meno interessante la visione che riesce comunque a tenere lo spettatore incollato allo schermo, anche grazie a questo senso di nostalgia.

Ma se questa nuova stagione si rifà completamente alle regole degli slasher anni 80, mi viene da chiedermi se anche i sopravvissuti non siano già scritti.
È risaputo infatti che a restare in vita, a fine pellicola, fosse sempre la Final Girl, l’ultima ragazza arrivata nel gruppo… sarà quindi Brooke a sopravvivere alla stagione?

American Horror Story: 1984

In fondo, è già sopravvissuta ad un serial killer!

Se così fosse comunque, credo sia chiara la ‘scaletta’ delle vittime nei prossimi episodi… non siete d’accordo?

A proposito di serial killer comunque, quest’anno ne abbiamo ben due che potrebbero tranquillamente essere collegati tra loro.

Il primo che conosciamo è Night Stalker, un assassino della California realmente esistito.

Richard Ramirez, questo è il suo vero nome, fu un serial killer statunitense che ha ucciso circa 13 persone (almeno questo è il numero per il quale è stato condannato a scontare la sua pena nel carcere di San Quintino, in cui è morto nel 2013) tra il marzo e l’agosto del 1985 (quindi la realtà è stata leggermente modificata, collocando i crimini del Night Stalker un anno prima, nella serie). Ma perché potrebbe essere collegato a Mr. Jingles?

Continuando ad approfondire la ricerca sul Night Stalker, un particolare ha attirato la mia attenzione: il perché dei suoi omicidi.

Ad influenzare i suoi crimini e a dare il via a tutto, sembra esserci suo cugino Mike, un veterano del Vietnam che si vantava di aver ucciso numerosi nemici, di cui conservava delle Polaroid e che uccise la moglie, con un colpo di pistola, proprio davanti al piccolo Richard.

Anche Mr. Jingles viene definito un veterano del Vietnam che, dopo aver ucciso numerosi nemici, si è fatto prendere la mano continuando ad uccidere anche una volta ‘tornato a casa’. Che sia solo un caso oppure tra i due Killer c’è davvero una correlazione all’interno della serie? Fatemelo sapere qui sotto oppure sulla nostra pagina Facebook, sono molto curiosa di sentire le vostre teorie al riguardo.

Nel complesso comunque l’episodio mi è piaciuto e, nonostante sia molto diverso dall’American Horror Story che conosciamo, sono molto curiosa di scoprire cosa ci riserverà la stagione. Voi cosa ne pensate?

Io come sempre vi ricordo che potete trovare tutte le nostre recensioni della serie a questo link, e vi do appuntamento alla prossima settimana per parlare insieme del secondo episodio, Mr. Jingles.

Veronica.

Commenti disabilitati su American Horror Story: 1984 – Recensione 9×01

Big Boss delle Redheads Diaries: la mente che ha dato vita a questo sito di intrattenimento.