Emily in Paris 4 recensione: il finale rovinoso di una stagione al di sotto delle aspettative
Emily in Paris 4 non ha assolutamente soddisfatto le aspettative di nessuno spettatore, a quanto pare, e non ha superato nemmeno quelle di Giada, di Erica o le mie (Irene in digitazione) come potrete leggere dai vari paragrafi di questa recensione del finale della quarta stagione scritta a sei mani.
Emily e la volubilità in amore
Entrando nello specifico, questo finale di stagione, così come, del resto, l’intera seconda parte, ci ha mostrato, una volta per tutte, quanto Emily sia volubile, soprattutto dal lato sentimentale e quanto ormai le dinamiche amorose della serie siano ripetitive e prevedibili, tanto da risultare quasi insopportabili.
Basta chiedere a Gabriel, ad Alfie o al suo “sostituto” Marcello, i protagonisti di un triangolo amoroso infinito, perchè infondo, come dice una famosa regola matematica, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Nello specifico, infatti, dopo aver rotto con Gabriel e aver pensato, per un attimo, di riprovarci con Alfie, salvo venire a sapere che lui si fosse fidanzato, la donna per cui tutti gli uomini perdono la testa all’istante e sono capaci di follie, sembra essersi innamorata dell’italiano Marcello e pare ormai certa di voler proseguire la storia con lui, soprattutto visto che, grazie al trasferimento a Roma, non devono nemmeno separarsi fisicamente.
Nonostante ciò però ha finalmente fatto lo sforzo di comunicare con Gabriel in francese, mancanza che lui le aveva rinfacciato. Un ostacolo, quello superato da Emily, che unito ad un grande discorso di Alfie, ha scatenato nello chef la voglia di riprendersela, dopo aver vissuto un triste periodo, a causa – principalmente – della perdita di suo figlio (anche se in realtà non era mai esistito).
Non ci tocca quindi che vedere quale scelta prenderà Emily, anche se, a mio parere, l’endgame è già scritto e la ricondurrà dal francese, a cui la lega un filo invisibile che sembra non volersi spezzare.
Potere alle donne?
Possiamo davvero parlare di “potere alle donne” in questa stagione? Io credo di no.
Avendone già ampiamente trattato nella mia recensione, questo sarà solo un approfondimento del tema, quindi non mi dilungherò troppo nel parlarne. Volevo tornare sull’argomento solo per spiegare che la mancanza di comunicazione che vediamo fra Emily e Gabriel – ma anche fra lei e gli altri personaggi, sempre per via della lingua – si verifica anche fra i personaggi femminili e i loro rispettivi partner, ma soprattutto fra amiche. Non si può parlare di personaggi femminili forti, quando Sylvie fa ingelosire Laurent, senza nemmeno appurare se l’uomo stia davvero con la madre di Genevieve o quando Mindy non supporta Nicolas nei momenti difficili, pretendendo però che lui lo faccia con lei. Chiedere libertà significa anche darla all’altro, questo significa parità. Paradossalmente, per quanto Emily sia stata immatura anche in questa stagione, credo che alla fine sia migliorata e abbia capito cosa vuol dire chiedere, dare e ricevere fiducia (perché questa è la base di un rapporto, alla fine).
Inoltre, ho provato un dispiacere enorme nel vedere pienamente distrutta l’amicizia fra Emily, Mindy e Camille: nella prima stagione erano un trio indistruttibile, delle confidenti preziose l’una per l’altra, mentre ora si sono allontanate a causa di gelosie e dissapori. Mi piacerebbe che finalmente, dopo essere maturate, facessero pace nella quinta stagione, ma temo che Camille non comparirà più dopo la chiusura della parabola del suo personaggio in questa stagione. Loro tre sarebbero state la dimostrazione che le amiche si fanno forza a vicenda, che si supera tutto insieme, invece così sembra che un uomo (Gabriel) abbia potuto spezzare facilmente il loro legame e questo è un peccato.
Emily in Paris vs Emily in Rome
Cara Emily, qui è Irene che parla, non sai nemmeno tu cosa vuoi e, proprio come hai confessato a Camille, non hai più intenzione di programmare la tua vita ma, semplicemente, di vivere e di restare al passo con quello che il presente e il futuro hanno in serbo per te. Bene.
Questo però significa davvero volerti trasferire a Roma con signor Marcello Muratori, mettere da parte Parigi e, soprattutto, Gabriel?
La vita italiana, la Dolce Vita romana è lontana da quella parigina e, per quanto lo spirito di adattamento sia il suo forte, io fossi in lei eviterei di mischiare il lavoro con l’amore e, soprattutto, le consiglierei di dedicarsi un po’ a se stessa SENZA la quasi obbligatoria presenza di un uomo al suo fianco.
Dovrebbe seguire un po’ l’esempio di Mindy e cercare se stessa nelle rovine dei suoi amori non andati in porto.
Dovrebbe cercare la lingua giusta per comunicare con se stessa e con i propri desideri e le proprie aspirazioni (anche se la scena in cui lei cerca in tutti i modi di parlare in un francese perfetto pur di far capire a Gabriel quanto lei fosse disposta a comunicare bene con lui è stata davvero meravigliosa).
Che poi, a proposito devo dirlo per forza, questa storia del “comunichiamo in due lingue diverse” come metafora di una sorta di problema di comunicazione nelle coppie continua a non avere nessun senso.
La barriera linguistica in amore non è e non sarà mai una barriera in amore a meno che non venga usata come scusa per evitare di affrontare i propri problemi.
Imparare una nuova lingua è come imparare ad amare una persona che non siamo noi stessi.
Difficile solo se non si è in grado di aprire la propria mente al nuovo.
Emily sarà disposta ad imparare l’italiano o continuerà a voler imparare il francese?
Lo scopriremo solo vivendo.
Così come spero di scoprire molto di più sul passato di Sylvie, uno spin-off, anche solo un episodio spin-off, non ci è concesso?
Due note stonate sono evidenti e devo farvele per forza notare.
Punto uno: Emily sembra parlare un italiano perfetto dopo uno schiocco di dita ma dopo mesi e mesi trascorsi a Parigi ancora fatica con il francese e anche con frasi molto basilari. L’italiano è tutto tranne che una lingua facile da imparare quindi mi sembra molto poco credibile e, soprattutto, un po’ semplicistico per la cultura italiana.
Punto due: il luogo comune degli imprenditori italiani che evadono le tasse da anni ha anche scocciato, ormai. Si, succede e succede spesso ma l’Italia non è solo questo e anche qui mi è sembrato non solo poco carino sottolinearlo in questo modo quasi ilare e ironico come se fosse la norma ma anche denigratorio per una nazione intera che è composta soprattutto da persone oneste e corrette che meritano di essere riconosciute come tali senza scadere il soliti cliché triti e ritriti. Già usare il marchio “Bavazza” per imitare “Lavazza” mi ha altamente infastidito, così come la sviolinata del “caffè italiano migliore in assoluto” per poi lanciare frecciatine con queste ciliegine riguardanti la velocità di apprendimento dell’italiano e l’evasione delle tasse. Ogni nazione ha le proprie ambivalenze ma evidenziarle come prime caratteristiche non mi sembra né una buona tecnica di marketing né un buon modo per rappresentarle sullo schermo. Non a mo’ di battutina divertente.
Per il resto devo dire che sono proprio curiosa, da studentessa di marketing e comunicazione, di esplorare la differenza tra il mondo italiano e quello francese dal punto di vista di un’agenzia pubblicitaria. Ne vedremo delle belle e ne sono assolutamente certa.
La scena finale ha sicuramente tutta l’aria di un nuovo inizio…ma sarà davvero così?
Chissà.
In conclusione, come già accennato in apertura, questa stagione ha deluso le nostre aspettative, ha sicuramente accompagnato le nostre giornate in modo leggero ma non ha retto l’hype delle prime stagioni e, forse, ha davvero bisogno di cambiare aria così come Emily.
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Giada, Erica e Irene
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