Madame Clicquot racconta una straordinaria storia di femminismo che riesce ad ispirare ed emozionare tutto il pubblico in sala, ma la realizzazione del film, a parer mio, lascia molto a desiderare. La lentezza della pellicola è estenuante, amplificata ulteriormente da un VoiceOver ripetitivo che riesce ad appiattire anche i colpi di scena e spesso, gli “sproloqui” amorosi, per quanto romantici, non aggiungono o tolgono nulla trama.
Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot è la portabandiera della parità di genere: se il mondo le urlava che in quanto donna non era in grado di prendersi cura della vigna dopo la morte del marito, lei ha dimostrato tutto il contrario. Il film non solo mette in risalto una storia realmente accaduta (quindi no ragazzi, non è spoiler) ma mostra come proprio lei abbia scoperto alcuni dei tasselli fondamentali della creazione dello champagne e lo abbia portato alla fama mondiale di cui nutre oggi. Quindi sì, se a Capodanno stappate la bottiglia sappiate che dovete tutto, ma proprio tutto, a questa straordinaria donna imprenditrice che ha salvato lo champagne dalla bancarotta.
La storia era troppo potente per lo sciapo risultato ottenuto. Neanche i colpi di scena erano di smuovere la passività del film ed è un vero peccato, perché spiega anche molte cose di Napoleone che per me sono state letteralmente sconcertanti. Inoltre il tentativo di esplorare lo squilibrio mentale di un personaggio chiave del film è troppo superficiale, non riuscendo a fornire neanche l’anticamera di una spiegazione o di una ipotesi di papabili motivi di questo switch mentale.
Quindi, in conclusione nonostante Madame Clicquot abbia una storia forte e la protagonista sia un esempio per tutto il mondo, il film mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Mi aspettavo e pretendevo qualcosa in più che per me non è arrivato. Il film lo consiglio perché è importante far arrivare queste storie ad un pubblico molto più vasto, ma sinceramente faccio fatica a trovare dei lati positivi sulla realizzazione.
Sara
