Michael Malarkey - Live al Gate di Milano: l'intervista!
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Michael Malarkey – Live al Gate di Milano: l’intervista!

Noi Redheads abbiamo avuto la possibilità di realizzare un’intervista con Michael Malarkey come protagonista, colui che ha interpretato il personaggio di Enzo in The Vampire Diaries, qualche ora prima del suo concerto al Gate di Milano. Il cantante si è dimostrato molto gentile, disponibile a condividere il suo tempo con noi e divertente. Qui sotto potrete leggere le domande che gli abbiamo posto e le sue risposte tradotte in italiano.

Buona lettura!

Michael Malarkey - Live al Gate di Milano: l'intervista!

L’intervista a Michael Malarkey

Ciao! Prima di tutto: come stai? Come sta andando il tour?

Il tour sta andando alla grande! Stiamo visitando molte città meravigliose, alcune che abbiamo già visitato in passato, altre che non abbiamo mai visto, quindi è bello essere di nuovo in Italia, purtroppo stavolta solo per un giorno a Milano. Però è molto bello essere in Italia, io sono per una parte italiano. Amo il cibo [italiano].    

Ti farò una sola domanda riguardante la tua carriera recitativa, poi parleremo solo di musica. Sei d’accordo con il finale scelto per il tuo personaggio di The Vampire Diaries? Avresti voluto un finale differente?

Be’ di solito io non penso al mio lavoro in quel modo, credo che il mio lavoro come attore sia quello di leggere la sceneggiatura, assorbirla e fare il possibile per servire la sceneggiatura. Non penso se sarebbe stato meglio fare questo o quello, faccio solo il meglio che posso.

Metti una parte di te nel personaggio?

Ma certo, ogni personaggio che interpreto è una grande parte di me stesso, ma sono anche influenzato dal personaggio che interpreto. Sono interessato ad imparare qualcosa dal mio personaggio. Una delle cose migliori dell’essere un attore è che sviluppi un tremendo senso d’empatia verso le altre persone e venire a sapere del viaggio degli altri ti fa capire meglio la condizione degli esseri umani ed è una delle cose che amo di questo lavoro.

Quanto c’è, invece, di te nelle tue canzoni?

Molto. Penso che ogni artista, musicista, pittore lo faccia. C’è una ragione per cui vuoi farlo ed è mettere te stesso nella tua arte, cercando di cominciare qualcosa, anche se spesso non sai cosa sia, ma senti il bisogno di comunicare qualcosa. Credo che ci sia qualcosa di me, naturalmente, in ciò che faccio, perché è così che funziona.

 C’è un luogo che preferisci per scrivere?

Ovunque. Quando succede, succede. Credo di aver scritto molto negli hotel, negli ultimi anni. Mi ispirano molto, perché ci sono molte persone che vanno e che vengono, c’è una certa energia e io riesco a vedere le cose dal di fuori.

Ascolti musica quando scrivi?

No.

Canti ai tuoi figli qualcosa? Vuoi che ascoltino le tue canzoni?

Sì, li lego alla sedia e li costringo ad ascoltare le mie canzoni (ride, ovviamente stava scherzando, ndr). No, ovviamente canto canzoni ai miei figli sin da quando sono nella pancia della mamma. La musica è una parte importante della mia vita e non posso fare a meno di condividerla con loro. Suono molto quando sono a casa. È qualcosa che gli passerò, che a loro piaccia o meno, questo lo decideranno loro.

Ho avuto l’impressione che l’ultimo album, Graveracer, sia più malinconico del penultimo, Mongrels. È possibile?

Be’ sì, sono più vecchio! Non c’è più speranza per noi, sta arrivando l’Apocalisse! (ride). Ovviamente sto scherzando. Non so, io scrivo e basta. Ho passato degli anni intensi nella mia vita e ho solo voluto parlarne nell’album per stare meglio. 

Credi che la musica sia qualcosa che possa guarire?

Sì, può farlo. Non hai bisogno di capire il testo di una canzone, basta anche solo la musica per carpire l’emozione, infatti io ascolto musica in quattro lingue, perché a volte vengo distratto dalle parole. Ascolto musica africana. Apprezzo l’energia.

Ascolti musica italiana?

Sì, ma non mi ricordo i nomi dei gruppi. Non faccio discriminazioni. 

Be’, la musica non fa discriminazioni.

Esattamente. Be’, a me non importa in cosa tu creda, finché non fai del male a nessuno o non ti credi migliore di nessun altro. Tutti quanti sono i benvenuti ai miei concerti e possono dimenticarsi dei loro problemi e passare una bella serata, ecco perché lo faccio.

Hai pensato alla struttura dell’album prima di scriverlo o quella è arrivata dopo?

No, a me capita dopo [pensare alla struttura dell’album, ndr]. Non so nemmeno di cosa parlerà l’album, finché non scrivo e non metto insieme le canzoni. Per questa volta ho solo pensato che volevo più strumenti, non volevo essere solo io con la mia chitarra. Ci sono la batteria, il piano, delle sinfonie. Ho voluto sperimentare un po’ di più e vedere cosa succedeva. Quindi ho scritto metà dell’album con la chitarra e metà in chiave. Alla fine, mi è stato chiaro il viaggio dell’album. Poi l’abbiamo registrato.

Questa è stata la nostra intervista a Michael Malarkey! Speriamo che vi sia piaciuta. Se volete recuperare il reportage del concerto con la galleria di foto e video, potete trovare tutto in quest’altro articolo.

Voi siete stati a qualche suo concerto o avete avuto l’occasione d’incontrarlo? Diteci la vostra qui o sulla nostra pagina Facebook!

Erica

Laureata in Lettere. Scrittrice, serializzata e lettrice accanita.