Moon Knight - Recensione 1x04
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Moon Knight – Recensione 1×04

Benvenuti nella recensione del quarto episodio di Moon Knight, ossia la 1×04! Chi è l’ippopotamo nel finale? Ve lo diciamo noi!

Recensione Moon Knight, 1×04: La Tomba

Quando penso di aver capito qualcosa, puntualmente vengo smentita. C’è però un particolare su cui avevo ragione: il triangolo amoroso, che da amante di lungo corso delle commedie romantiche quale sono, avevo indovinato nella scorsa recensione. Sto parlando ovviamente di Layla e Steven, che in questo episodio hanno condiviso un bacio. Rimango della mia idea: la ship è quella con Marc, punto e basta.

A proposito di Layla, bisogna dire che qui si è rivelata essere davvero una capace combattente e come personaggio mi sta piacendo sempre di più. Siamo venuti anche a conoscenza del suo passato, della morte del padre ad opera del socio mercenario di Marc, esattamente come nei fumetti. Il segreto scabroso di Marc è venuto finalmente alla luce e ha scombussolato la relazione già precaria che aveva con la moglie. Spero solo che in futuro i due riescano a riappacificarsi, perché si vede che Marc tiene a lei e non è un sanguinario come si potrebbe credere senza conoscerlo bene.

Più della metà dell’episodio, comunque, verte sulla ricerca dell’ushabti, la statuetta funebre di Ammit, che viene ritrovata da Steven nella mummia di Alessandro Magno, che fu faraone. Dopo averla trovata, Marc, a cui Steven lascia il posto, viene aggredito da Harrow, che gli spara due colpi al petto. A questo punto, gli ultimi venti minuti dell’episodio vengono ambientati in un ospedale psichiatrico, nel quale Marc è rinchiuso, dove la moglie è un’altra paziente e Harrow è in realtà il suo medico (rimando al primo volume dei fumetti dedicati a questa serie, intitolato Lunatico, del 2016-2017, di Lemire-Smallwood-Bellaire). Il tutto contornato da veri dettagli che si ritrovano nella storia che è stata narrata fino a questo punto, come il bastone di Harrow, il pupazzetto di Moon Knight e il nome di Steven Grant, che deriva dal protagonista di un film intitolato Tomb Buster. Quando Marc si riprende, dopo essere stato sedato e capisce dove si trova, cerca di fuggire, incontrando Steven in una stanza e abbracciandolo (che dolci!). Ricordo che il sarcofago nell’altra stanza è probabilmente la dimora di Jake, la terza personalità di Marc. Ormai la chiamo proprio così, perché penso che Marc sia affetto da DID (Disturbo Dissociativo dell’Identità) e abbia creato queste tre personalità. Forse ora è bloccato nella sua mente per via delle ferite e riuscirà a uscirne solo grazie all’aiuto del personaggio con le sembianze di un ippopotamo incontrato nel finale (spoiler: è Taweret, la dea egizia del parto e della fertilità). Ammetto di aver pensato, a un certo punto, di avere davanti un “Mandarino 2 – La Vendetta”, ossia un inganno molto poco astuto come quello visto in Iron Man 3, in cui si scopriva che il Mandarino era solo un mero attore di teatro e non un vero cattivo, perché credevo che la storia stesse accadendo solo nella testa di Marc, vanificando quindi tutta la storia (ma Harry Potter ci insegna che non per questo nulla sia vero).

Ancora non mi è del tutto chiaro, tuttavia, il rapporto fra Marc e Khonshu, che spero venga approfondito meglio nel prossimo episodio.

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Erica

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Laureata in Lettere. Scrittrice, serializzata e lettrice accanita.