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Patrick Melrose – Recensione 1×02

Benvenuti nella recensione di “Never Mind”, secondo episodio di Patrick Melrose, incentrato sul passato di Patrick e su ciò che l’ha segnato indelebilmente, su quel maledetto giorno in cui qualcuno ha deciso di rubargli l’innocenza e la serenità per farlo sprofondare nella più grande oscurità e dare inizio al viaggio che l’ha portato ad essere un drogato alcolizzato terrorizzato dal proprio passato e, a quanto pare, incapace di avere un rapporto sano con le donne e come biasimarlo.

Benedict Cumberbatch è stato quasi completamente assente, abbiamo avuto modo di vedere un Patrick adulto in piena crisi e distrutto solo per pochi istanti ed è sembrato quasi come se stesse rivivendo quei momenti terribili che ha dovuto vivere per colpa di un padre violento che l’ha privato dell’infanzia che un padre dovrebbe salvaguardare e rendere felice e sana.

Tutto l’episodio è stato un grande flashback di un giorno degli anni ’60 in cui la madre di Patrick, Eleanor è scappata di casa per sfuggire al marito e ha lasciato il figlio a casa perchè altrimenti il padre si sarebbe potuto ingelosire considerato il fatto che il bambino preferisca la compagnia della madre, chissà perchè vorrei dire, in cui sono arrivati degli amici di famiglia tra cui il padrino di Patrick e Anne, una cara amica di Eleanor che ha capito non andasse qualcosa nel bambino ma che, forse, non ha considerato la gravità di quel malessere e di quello che avrebbe potuto esserci dietro e che, purtroppo, c’era.

Tra i personaggi abbiamo visto anche Bridget, una rossa tutto pepe, sfacciata e, decisamente, civettuola, sa provocare, sa di piacere e non si preoccupa di spingersi oltre il limite…in lei ho visto qualcosa che mi piace ma, di certo, al momento non posso esprimermi, l’abbiamo appena conosciuta. Con la questione dei fichi non è che abbia proprio incitato a farsi piacere ma, di sicuro, è una donna autonoma a cui non importano le regole o la decenza, sa cosa vuole e se lo prende, al diavolo tutto il resto. Holliday Grainger, che interpreta Bridget, è spettacolare, davvero splendida, una bellezza fuori tempo, sono rimasta incantata, in più ho un debole per lo stile e gli abiti degli anni ’60 quindi questi flashback sono molto graditi, se non fosse per ciò che è successo.

Finalmente abbiamo avuto modo di conoscere David ed Eleanor, i genitori di Patrick, una coppia talmente mal assortita che devo ancora capire cosa ci abbia visto questa donna in uomo del genere, che pensa di essere Dio sceso in Terra e che ogni cosa gli sia dovuta, che tutti gli esseri umani debbano essergli grati e pronti a prostrarsi ai suoi piedi spezzando la propria spina dorsale pur di aver la stima, la benevolenza o il finto appoggio di un uomo abominevole.

Eleanor è sicuramente una donna debole che si è appoggiata all’uomo sbagliato che l’ha resa ancor più fragile di ciò che è e che non ha il minimo rispetto nè per lei, nè per nessuna donna, nè per suo figlio o qualsiasi altro essere vivente, ne è terrorizzata, non vuole rimanere in sua compagnia, non riesce ad avere una propria idea senza farsi affossare dalle idee sbagliate del marito che comunque segue, anche quando fanno del male al bambino che ha partorito e che ama ma che, forse, non ha il coraggio di amare come vorrebbe per paura delle conseguenze e di ciò che David potrebbe dire o fare.

E’ letteralmente scappata per liberare la propria mente, i farmaci e l’alcol non bastano più, ha bisogno di una via di fuga più forte anche di ciò che le sta distruggendo fegato e mente, più forte della propria paura, un qualcosa che, purtroppo, non esiste se non nella ribellione e nella vera fuga ma credo che non ne abbia avuto la forza, credo che il livello di coercizione del marito fosse così forte da impedirle anche solo di fuggire davvero insieme a Patrick.

L’atmosfera di terrore è stata talmente forte ed è stata resa talmente bene anche tramite le musiche scelte e le ambientazioni, il montaggio e ciò che hanno deciso di riprendere in determinati momenti che sono, appunto, stati determinanti al fine della comprensione e della completa immersione in un giorno di autentica follia e mancanza di rispetto che si son culminati con la violenza più inaudita, quella da cui un padre dovrebbe difendere il proprio figlio e non di cui dovrebbe renderlo vittima.

Parlando di David devo dire che già dall’inizio dell’episodio abbiamo potuto avere un assaggio della sua follia e di quella violenza che non ha paura di infliggere a nessuno e di quella perversione che l’ha sempre pervaso e reso un emerito maiale, scusatemi il termine e scusatemi anche voi, poveri maialini, non avete nessuna colpa ma il termine con l’accezione a cui alludo, rende bene ciò tutti noi abbiamo visto.

Il clima di terrore è percepito dalla stessa domestica che non riesce a smettere di tremare in presenza di David, internamente ho tremato anche io, ho avuto una sensazione di sporco sulla pelle, ancor più presente quando quest “uomo” ha guardato e toccato in un determinato modo Bridget, ho avuto voglia di correre sotto la doccia e strofinare fino a far creare un nuovo strato di epidermide, di vendicarmi di David e di fargliela pagare ma, invece, ho dovuto rimanere incollata alla sedia e continuare a guardare lo scempio che, sentivo, sarebbe arrivato di lì a poco (parlando della scena con la domestica) per poi proseguire nella visione della distruzione psicologica di un bambino (parlando delle varie scene con Bridget).

Il primo episodio di violenza nei confronti di Patrick l’abbiamo avuto con il sollevamento per mezzo delle orecchie, nella dimostrazione palese che David non fosse un padre di cui potersi fidare ma di cui Patrick voleva ancora fidarsi, quasi per ricredersi e per dire: “Forse mio padre mi vuole bene, forse faccio male ad aver paura di lui” e, invece, il povero piccolo ha avuto la conferma che ciò che sentiva era vero, che ciò che lo induceva a scappare era giustificato e, infatti, l’abbiamo visto correre, correre a perdifiato e ribellarsi con violenza a ciò che era successo. Quella scena mi ha fatto davvero male, David pensa di dare degli insegnamenti giusti al proprio figlio, è convinto di dargli degli schemi di vita da dover seguire e, invece, ha solo distrutto un bambino facendogli credere di essere sbagliato, di non essere abbastanza, abbastanza intelligente, abbastanza acuto, abbastanza meritevole di amore, abbastanza furbo, abbastanza maturo, abbastanza e basta.

L’insegnamento del “Pensa sempre con la tua testa” non è sbagliato in sè, anzi, è conveniente sbagliare con la propria testa che fare giusto con quella degli altri perchè nel primo caso si sbaglia, si cade ma poi ci si rialza e si cresce mentre nel secondo si cammina senza inciampare e non si impara in modo tale che, quando capiterà di cadere, non si saprà mai come rialzarsi, senza farsi le ossa non si impara nulla, è vero ma, caro David, tu cosa hai insegnato a tuo figlio? Ad aver paura di chi ti offre una mano? E forse hai fatto bene perchè nella vita non tutti ti aiutano in modo disinteressato, il più delle volte l’aiuto ha sempre secondi fini, “cosa potrebbe fare questa persona se io l’aiuto in questo?”, purtroppo questa domanda è presente nella mente di molte persone e crescere un figlio sulla propria capacità di aiutarsi non è male ma il metodo utilizzato è terribile, al massimo non ci si deve fidare di chi ci sta intorno ma si deve riporre la massima fiducia nei propri genitori perchè non ci faranno mai del male e vedere smentita anche quest’idea non è per nulla bello ma dannatamente reale, i genitori insani e violenti esistono e girare la testa dall’altra parte non è utile, è solo meschino e demanda ad un’altra persona la necessità ed il dovere di agire, di fare qualcosa, di reagire a questo schifo.

Nella seconda scena però, non si parla più di metodi sbagliati ma di follia, pura e semplice perversione, disadattamento e mania di onnipotenza e possesso, di una vera e propria ossessione.

La psicopatia di David è venuta fuori dal discorso, concretizzazione dell’alterazione mentale di un uomo che andrebbe allontanato dal proprio figlio e curato, curato come si deve, che ha fatto a Patrick sul regalo che gli sta per fare e sul fatto che dovrebbe essere grato a lui e che un giorno capirà.

Certo, la violenza sessuale è sicuramente un regalo…un bambino non potrebbe desiderare qualcosa di più bello…MA STIAMO SCHERZANDO? Ero talmente scioccata mentre David giustificava ciò che stava per fare nel modo più lucido possibile che non potevo credere alle mie orecchie.

Oh cielo quanto ho desiderato prenderlo a schiaffi e abbracciare Patrick e farlo scomparire per proteggerlo da ciò che sarebbe successo di lì a poco ma, purtroppo, stava succedendo e oltre a morire dentro insieme a quel bambino non potevamo fare altro.

Capirà cosa, precisamente?

Che un padre è capace di fare del male al proprio figlio?

Che un bambino è colpevole di avere delle attenzioni malate da parte di un genitore?

Che se fosse stato più obbediente o più bravo non avrebbe ricevuto una punizione?

Che se ti comporti male qualcuno più grande di te potrebbe alzare le mani su di te senza il tuo consenso?

Che una persona che, teoricamente, dovrebbe amarti può essere quella capace di farti più male possibile?

Che è normale che un padre arrivi a violentare il proprio figlio?

Che è nella norma chiudere a chiave una camera, abbassare i pantaloni ad un bambino innocente e ritrovarsi con le lenzuola sfatte per un qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere?

Che è giusto che un padre tocchi il proprio figlio e non per scompigliargli i capelli, fargli il solletico, abbracciarlo, coccolarlo e consolarlo dopo una notte di pianto o stringerlo e farlo volare in aria per la felicità o per il solo gusto di farlo?

Precisamente, caro maledetto David, cosa dovrebbe imparare Patrick?

Che, probabilmente, il modo giusto di comportarsi è questo?

Che da grande dovrà essere anche lui un violentatore?

Beh, al momento non sappiamo cosa Patrick ha imparato e cosa no ma sappiamo che ha imparato a farsi del male, a non avere limiti, ad avere solo il meglio o altrimenti il nulla…lo stesso nulla che abbiamo visto e sentito durante la scena più cruenta e dolorosa, durante ciò che non sarebbe mai dovuto accadere.

Il nostro compagno è stato il silenzio, l’allontanamento da quella camera, dal teatro degli orrori…la visione di qualsiasi altra cosa ma non di quello che succedeva ed in quella scelta io ho visto solo la metafora di ciò che sentiva Patrick, quel bambino che man mano che si consumava la violenza perdeva sempre di più se stesso, fino ad annullarsi per non sentire, fino a scappare idealmente da tutto ciò che in quel momento lo stava spezzando e distruggendo…minaccia che poi ha ricevuto dal padre alla fine della giornata.

Se racconterai qualcosa a qualcuno io ti spezzerò.

Beh, caro David, hai già spezzato tuo figlio, non puoi fargli altro, l’hai condannato alla dannazione, ad una vita orribile che lo sta soffocando, ucciderlo sarebbe stato meno doloroso, così hai ucciso la sua anima.

La scena in cui Patrick si è fatto male stringendo i vetri infranti del calice mi ha definitivamente distrutta, è caduto volontariamente dalle scale quasi come se stesse cercando un ulteriore modo per dimenticare e annullarsi e la madre, per l’ennesima volta, non ha mantenuto la promessa e si è fatta controllare, nuovamente, dal marito, il nostro Patrick riuscirà a togliersi questo peso dal petto? L’avrà fatto?

Direi che per oggi posso concludere qui, vi rimando alla prossima recensione e spero di poter capire un po’ di più di Eleanor e del rapporto che ha con il figlio e, a quanto pare, dopo essere stato male il nostro Patrick adulto è pronto per ripartire e guarire.

Voto all’episodio: 8 e mezzo

Complimenti al piccolo attore che ha saputo davvero farmi piangere, è estremamente bravo, davvero, in particolare nella scena in cui Patrick, dopo la violenza, è scappato e si è ranicchiato in uno dei suoi nascondigli per piangere in silenzio e calmarsi.

L’episodio si è concluso con Patrick, finalmente e fintamente calmo ma lacerato internamente, di nuovo, è una mini serie davvero forte e pesante ma fa riflettere e, forse, al giorno d’oggi, ne abbiamo tutti bisogno.


Irene 

Salve, sono Irene e non ho mai amato definire la mia persona e ciò che faccio. So solo che ciò che viene scritto, nel momento stesso in cui viene composto, non è più solo mio ma anche di chi legge. Sono curiosa di sapere in che modo lo sarà. Meglio nota come vulcano d'idee o l'Arti(coli)sta per un chiaro e semplice motivo: la scrittura è il mio elemento, l'arte che mi scorre nelle vene, il modo più realistico e spontaneo che ho di vivere.

Un Commento

  • Kami the compiler

    Solo a me il ritratto di questa giornata mi ha ricordato in maniera fin troppo inquietante la prima parte del film Espiazione? Gli elementi ci sono tutti: scenario solo apparentemente idilliaco e rilassato, la sensazione costante che qualcosa di sconvolgente stia per accadere e un predatore (che, ironia della sorte era Benedict) in agguato.