Recensioni,  Shadowhunters: The Mortal Instruments (2016),  Telefilm

Shadowhunters: The Mortal Instruments (2016) – Recensione 1×08

[SPOILER ALERT]

BAD BLOOD!”

 

Salve ragazzi, ben ritrovati col nostro consueto appuntamento settimanale. Questa puntata per me può essere ribattezzata la fiera delle banalità. Dopo un paio di episodi non male, questo secondo me ha arrestato il ritmo incalzante della storia, abbassando leggermente la qualità della serie, che credo già non fosse poi così alta in partenza.

 

 

Clary dopo aver ancora una volta, con l’appoggio di Jace, rincuorato tutti che Valentine non avrà la Coppa durante la ricerca della madre (era da un po’ che non la nominavamo e stavamo davvero bene), ecco che si presenta alle porte dell’Istituto Raphael con tra le braccia un morto-non morto Simon. Bisogna prendere una decisione dopo che Camille lo ha attaccato: se lasciarlo in questo stato catatonico, dove la sua anima resterà imprigionata per sempre, oppure farlo “rivivere” da vampiro. Così arancina-pel di carota cerca risposte ovunque, da Jace (che non fa un mezzo cenno al fatto che nella scorsa puntata lei gli si sia spalmata sulle labbra) a Luke che ci delizierà con un suo flashback su quanto sia stato difficile trasformarsi in un nuovo “essere“.

 

 

 

 

Nel frattempo all’Istituto si presenta uno dei personaggi più inutili della storia: Lydia Branwell, uno shadowhunters inviato dal Conclave per controllare l’Istituto o forse che combinano i Lightwood.

 

Più veloce della luce non solo fa amicizia con Alec, me si becca pure una proposta di matrimonio dallo stesso. Ma approfondiremo meglio questo personaggio di grande spessore nelle mie conclusioni.

 

 

Nel frattempo Valentine, che ritorna sulla scena, avvertito che Clary ha la Coppa mortale, crea un po’ di confusione qua e là, tra i suoi ex membri del Circolo.
Prima attacca la tana-ristorante cinese di Luke con dei Nascosti che mi paiono più zombie e poi gli stessi Nascosti attaccano Hodge, di cui appunto volevo notizie in quanto era scomparso da parecchi episodi sulla scena, ma dopo aver visto le sue “scarpette” da ninja, avrei preferito non sapere nulla di lui.

 

 

 

 

Dopo una brevissima comparsata di Magnus Bane, che sbava sui pettorali di un Alec mezzo nudo e sudaticcio, ci ritroviamo in un cimitero a seppellire Simon e vederlo ricomparire da sotto terra in stile True Blood (Eric avrebbe apprezzato tutto ciò) che si scola parecchie sacche di sangue (per ritrovarsi nella scena successiva con la bocca e la maglietta linde e pulite) per poi  ripudiare se stesso e fuggire con lo stesso effetto velocità accelerata di Fiorello quando imitava Edward Cullen nella sua trasmissione serale di Rai1.

 

 

 

 

A inizio recensione ho ribattezzato l’ottavo episodio: la fiera delle banalità per i suoi poverissimi e sempliciotti dialoghi a partire dalla mamma di Simon che nomina il figlio “la sua scimmietta” a quando Clary schiaffeggia Camille nel cimitero e se ne va via ancheggiando soddisfatta.

 

 

 

E dopo una sequela di dialoghi inutili o inseriti nel momento meno opportuno (vedi Jace che racconta l’aneddoto del falco in un momento privo di qualsiasi pathos o tensione), ci presentano la regina dell’inutilità: Lydia. Prima appare come una sorta di generale severo che deve riportare l’ordine, in meno di cinque minuti flirta con Alec raccontandogli la sua triste storia (ma chi te l’ha chiesta), poi torna a fare la gradassa con i Lightwood (nessuno può mettere Maryse in un angolo. Cit.) per poi concordare alla fine con Alec su un suo possibile piano? Ma scherziamo? La logica è andata persa  tra le extention della McNamara?

 

 

 

 

Questa aggiunta di Lydia, un personaggio non presente nei libri, mi disturba, ma non per l’introduzione, ma per l’insulso personaggio che è stato costruito e che in una sola puntata ha mostrato la sua bipolarità (attendi almeno la prossima per cambiare le tue opinioni). Pessima entrata, per me com’è arrivata, se ne può andare. Abbiamo già abbastanza problemi recitativi e di coerenza della sceneggiatura.

Questa puntata speravo fosse più Simon-centrica e invece abbiamo passato 40 minuti a vivere nell’indecisione di Clary (che ha pianto per tutto il tempo, per rifarsi delle lacrime non versate nei precedenti episodi), che cerca continuamente con lo sguardo e il tatto Jace. Non un solo cenno al maledetto bacio, che ci tengano in sospeso per la prossima puntata? Lo spero, come anche il ritorno in pompa magna di Simon. Oggi però ho osservato attentamente Sherwood; è lontano anni luce dal Jace della Clare e lo sappiamo, il suo è uno shadowhunters che lascia trasparire più facilmente le sue emozioni e tiene dentro di sé solo lo stretto indispensabile apparendo alle volte solo sbruffone, ma non burbero, infatti apprezzo davvero ora questa continua ricerca di contatto con Clary, questo suo essere molto premuroso nei suoi confronti tanto da consolarla con carezze e baci delicati.

 

 

Magnus ha mandato più di un messaggio al bel Lightwood, ma mi sa che non ne ha recepito neppure mezzo. Il Malec è ancora lontano, ma in questo episodio credo abbiamo conosciuto meglio questo misterioso ragazzo con l’espressione perennemente scocciata (sicuramente da Clary che non si sta un attimo ferma).

 

 

Tutto il resto è superficiale, da Isabelle in camice (ma l’antropologa forense era Bones?!) a Valentine che parla con la Jocelyn sospesa nel vuoto,  da Hodge ninja fino a Camille accerchiata dai suoi vampiri. Punto a favore però al flash di Luke, il passato non va dimenticato o semplicemente sintetizzato nelle puntate precedenti, infatti mi ha fatto piacere rivedere i Luke e Jocelyn giovani alle prese con un momento delicato: la trasformazione in lupo di Luke.

Ecco a voi la promo del prossimo episodio!

 

Alla prossima recensione ragazzi!

Gabriele

Commenti disabilitati su Shadowhunters: The Mortal Instruments (2016) – Recensione 1×08

Big Boss delle Redheads Diaries: la mente che ha dato vita a questo sito di intrattenimento.