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SKAM Italia – Recensione 2×05

Vi avviso che ci “risentiremo” tra ben due settimane dato che SKAM Italia è in pausa fino al 19 novembre e per la prossima recensione dovremo aspettare ancora un’altra settimana dato che ci saranno le clip prima dell’episodio. Sinceramente non sono poi così pronta, né ad aspettare la prossima clip né a non scrivere per quasi quindici giorni ma così è, se vi pare (scusatemi, Pirandello si è impossessato di me, di nuovo) quindi, iniziamo con questa sofferente recensione che rispecchierà completamente l’andamento dell’episodio.

 

 

 

 

 

 

 

Questo quinto episodio mi ha, letteralmente, distrutta, abbiamo avuto un pathos ambivalente perché è stato caratterizzato da un pathos decrescente e crescente al tempo stesso dato che si è mosso in direzioni completamente opposte dato che abbiamo iniziato con un picco di gioia che poi è andata a scemare pian piano raggiungendo l’apice della sofferenza e della tragicità.

Non posso neanche definire la 2×05 un’altalena emotiva perché il processo è stato lineare e non ci sono stati momenti felici alternati a momenti di tristezza ma, semplicemente, dalla gioia più pura siamo sprofondati nella desolazione più totale e in uno sfogo disperato provocato dalla repressione della rabbia, dal senso di incomprensione e di solitudine, dall’illusione con conseguente illusione e dalla voglia di essere se stesso, libero e felice con la persona che ama ed io non so come ho fatto a non scoppiare in lacrime, Federico Cesari è stato straordinario, è riuscito a cucirsi sulla pelle Martino Rametta, è come se l’anima dell’attore avesse riconosciuto quella dell’attore e si fosse fusa insieme ad essa specialmente durante le riprese, non vorrei dire ma, secondo me, così come Federico ha dato qualcosa di se stesso a Martino così quest’ultimo ha fatto con il primo e sono convinta che alcuni tratti dei due si siano uniti apportando delle modifiche anche solo di visione delle cose, sia all’uno che all’altro. Io ho sempre pensato che recitare sia un donarsi reciproco e motivo di crescita personale, caratteriale, morale e professionale, ecco perché mi piace parlare non solo di character development ma anche di actor/actress development, non è mai solo il personaggio ad attingere dalla vera essenza di colui/colei che lo/la interpreta ma anche l’attore che apprende delle cose negative o positive che possono riuscire a far aprire gli occhi su determinate questioni a cui non ci si era soffermati o su cui non si era sviluppato un pensiero o nemmeno un embrione dello stesso. E’ questa la vera magia della recitazione, a mio modesto avviso.

Prima di toccare nuovamente la scena finale di cui mi voglio occupare proprio alla fine della recensione, ho bisogno di parlare dei momenti che ci hanno fatto, letteralmente, intonare i canti celestiali con tanto di musichette paradisiache e si, sto parlando proprio di tutto ciò che hanno condiviso i Rames in questo episodio.

Martino e Niccolò hanno trascorso la notte stretti l’uno all’altra ad osservarsi, studiarsi, conoscersi, scoprirsi, sfiorarsi, baciarsi e parlarsi, hanno condiviso il letto, il piumone, l’aria che li circondava e i loro stessi pensieri, secondo me, dormendo poco o nulla per poi riaprire gli occhi trovandosi l’uno di fronte all’altro con il sorriso stampato sulle labbra, sguardi innamorati e un luccichio negli occhi che mi hanno commossa e ristorato il mio cuore e la mia anima. Niccolò ha preparato la colazione per entrambi e, in un slancio di dolcezza e di puro desiderio REALE di dimostrare al ragazzo che ama che crede davvero in quello che sta succedendo tra di loro, gli ha disegnato un cuore sul braccio con il dito che aveva intinto nel caffè, massima espressione della cultura italiana, soprattutto per quanto riguarda la colazione e il post pranzo, anche se aspetto sempre una scena in cui uno dei due immerge il cornetto nella schiuma del cappuccino per poi sporcare la punta del naso all’altro facendo finta di volergli offrire un pezzo di cornetto per poi mangiarlo invece proprio lui stesso ma, okay, bando alle mie fantasie da scrittrice, questi piccoli dettagli, come dico da sempre, rendono SKAM uno show motivo di orgoglio e meritevole di tutto il successo che sta avendo e anche di più, sinceramente.

Ci tengo ad affrontare con la serietà che merita il discorso di Niccolò riguardo la solitudine e alla paura di rimanere soli, una delle paure più comuni dell’essere umano ma anche una di quelle che, se non affrontate nella maniera giusta, rischiano di far soffrire più del dovuto e del necessario. E’ una paura con cui si nasce, inconsapevolmente, e con cui si muore, a nessuno piace trascorrere la vita in solitudine FORZATA, attenzione, sto sottolineando certi termini perché voglio evitare a tutti i costi di essere fraintesa, i temi che tratto non sono mai facili o lineare, ognuno può interpretarli in maniera diversa e, di conseguenza, reagire in maniera totalmente differente, non voglio assolutamente offendere nessuno né tantomeno creare incomprensioni che potrebbero innescare una difficoltà di comunicazione assurda e perfettamente comprensibile dato che tramite un blog non abbiamo poi uno scambio così diretto (in realtà volendo potreste scrivere un commento qui in basso ma, comunque, non è così immediato) anche se cerco sempre di averlo con chi mi legge attraverso i canali social quali il mio profilo Facebook, la mia pagina dedicata agli Evak e SKAM Norge e, di conseguenza, ai Rames e a SKAM Italia e il mio profilo IG (alla fine della recensione vi lascerò tutti i link diretti utili per mettersi in contatto con me, ciò che più mi interessa è avere un filo diretto con voi che spendete dei minuti del vostro prezioso tempo per leggere ciò che penso e per questo vi sarò sempre infinitamente grata).

Ho parlato di solitudine FORZATA perché ci sono persone che, invece, decidono ARBITRARIAMENTE di preferire la vita in solitaria e che non soffrono per questo né provano a cambiare le cose perché, semplicemente, vivono bene in quella condizione in cui HANNO SCELTO di vivere e che, di conseguenza, non hanno alcuna paura. C’è però da dire che ognuno di noi dovrebbe imparare a saper vivere da solo perché, in realtà, è vero che siamo degli animali sociali che HANNO BISOGNO e che VOGLIONO avere un gruppo in cui esprimersi e con cui trascorrere il proprio tempo ma è altrettanto vero che abbiamo anche bisogno di RIUSCIRE A SAPER stare da soli senza patirne le conseguenze, siamo esseri autonomi e indipendenti che POSSONO benissimo bastarsi a se stessi senza perire o avere paura ma, essendo umani, siamo preda di timori, paranoie e vere e proprie fobie irrazionali ma che si basano su fondamenti razionali e seri che rischiano di causare anche gravi fragilità e debolezze, sia chiaro, le paure sono un qualcosa di cui abbiamo bisogno, nessuno è o può essere completamente impavido, ognuno di noi ha il proprio Tallone d’Achille e riconoscerlo e occuparsene è sempre la chiave giusta per affrontarlo, saperci convivere nei momenti down e renderlo, quasi, il nostro punto di forza, lavorare sulle nostre debolezze è sinonimo di forza mentre non averne affatto è sinonimo di mancata consapevolezza di sé e di poca crescita e di spirito di miglioramento, rafforzamento o cambiamento.

Il discorso di Niccolò mi ha totalmente devastata ma non tanto per il discorso in sé ma per gli occhi di Rocco che sono riusciti a trasmettere una paura così radicata nel profondo che ha spaventato e smosso anche me, chiarisco subito un punto, non c’entra assolutamente nulla il fatto che Niccolò abbia dei problemi di natura umorale/mentale, ovviamente le paure nel suo caso vengono amplificati dallo stato di depressione/paranoia e di euforia/eccitazione di cui è preda a causa del suo disturbo ma sono paure ASSOLUTAMENTE NORMALI e COMPRENSIBILI, di cui NON ci si deve vergognare e non sono tantomeno motivo di GIUDIZIO, PREGIUDIZIO o ISOLAMENTO. E’ doloroso sentirsi soli anche quando si è in mezzo a tante persone perché questo vuol dire che la persona “sola” non si sente capita da chi la circonda e non riesce ad aprire il proprio e la propria mente perché non sente di potersi aprire e, di conseguenza, fidare. In quel momento puoi essere circondato anche da milioni di persone ma quando è la tua testa a sentirsi sola, lontana da tutte le altre si cade nel baratro ed è proprio questo di cui Niccolò ha paura, il ragazzo ha il terrore di sprofondare nella propria testa e di annegare nei suoi stessi pensieri senza che nessuno possa mai riuscire a tirargli alcuna ciambella di salvataggio perché è IRRIMEDIABILMENTE PERSO e IRRINTRACCIABILE e quindi COMPLETAMENTE SOLO.

Sto cercando di ridurre i contenuti ma ho davvero troppo da dire e non ci sto riuscendo tanto bene, da questo momento in avanti mi occuperò di altri tre momenti fondamentali e cioè la reazione di Niccolò all’infelice uscita di Martino in merito a chi ha problemi mentali, la lezione di vita che Filippo ha impartito a Martino e la scena finale del “litigio” tra i ragazzi e, naturalmente, toccherò il tasto “Emma” perché non è solo inevitabile ma necessario.

In questo episodio sia Federico che Rocco hanno detto il massimo e non so cosa succederà nei prossimi episodi dato che hanno distrutto i sentimenti di, praticamente, tutto il fandom ma, davvero, tengo molto a dire che non potevamo desiderare un cast migliore e più prezioso di questo né tantomeno un regista più meraviglioso e sensibile di Ludovico Bessegato ma ho bisogno di ringraziare davvero tutti loro per ciò che ci stanno donando.

La scena in bagno ha riscaldato il cuore di tutti noi perché quei due hanno voglia di viversi e di stare insieme ma, purtroppo e giustamente dato che la vita è proprio così, abbiamo avuto una sprangata sui denti madornale che ci ha davvero tramortite ed è stato solo il primo dei momenti che ci hanno fatto del male. Martino ha avuto sicuramente un’uscita infelice rispetto alla questione disturbi mentali che ha distrutto Niccolò il cui viso è cambiato drasticamente nel momento in cui il rosso ha pronunciato quelle maledette parole ma, rendiamoci conto, Martino è giovane, si ritrova da solo in casa abbandonato dal padre e con una madre che sta soffrendo e che è depressa e, sicuramente, per come è sensibile non sta vivendo un periodo facile anche se cerca di far finta di fregarsene e di stare bene quando sappiamo benissimo che non è così e l’abbiamo visto davvero in alcune scene e, secondo voi, si aspettava di innamorarsi di qualcuno che è bipolare (sempre se decideranno di renderlo anche qui bipolare, potrebbero anche optare per qualche altro disturbo ma, okay, parlo come se sia certo sia disturbo bipolare) e non solo di innamorarsi ma di sconvolgere TOTALMENTE la propria vita per una persona che ha proprio i “problemi” da cui lui sta cercando di stare alla larga? Ovviamente no e, di certo, non ha minimamente immaginato di trovarsi davanti ad una persona con i disturbi di cui ha detto di dover stare lontano per non perdere anche lui la testa e non è giusto incolparlo e colpevolizzarlo per questo in senso stretto ma per un’altra cosa.

 

 

 

 

 

 

 

In quella scena Martino ha dimostrato che molte volte le persone parlano senza pensare a chi hanno davanti e senza minimamente considerare il fatto che anche le parole dette con la massima educazione e il massimo rispetto possono far male e senza il minimo intento del ferire, anzi. In questo momento vorrei che avessero deciso di dedicare la seconda stagione agli Incantava solo per questa quote: “Everyone you meet is fighting a battle you know nothing about. Be kind. Always”, tutti noi ricordiamo quel post it in camera di Noora, giusto? Beh, è proprio di cui sto parlando adesso, la leggerezza di Martino va riscontrata solo in questo, non ha immaginato che Niccolò potesse star vivendo una situazione difficile o una battaglia personale o eterna e ha parlato senza considerare che non lo conosce così bene e che, di conseguenza, non può sapere chi sia davvero il ragazzo di cui si è innamorato e non si è posto il problema che potesse star soffrendo, questo è quanto. E’ importante sempre pensare prima di parlare e, per quanto Martino sia stato comunque educato nell’esprimersi, ha innescato un processo di allontanamento in Niccolò che crede di dover stare alla larga da Martino per proteggerlo e non farlo soffrire perché crede di essere lui stesso un problema di cui il rosso deve fare a meno necessariamente…il tutto sarà motivo di crescita per entrambi, lo sappiamo. E’ naturale, nessuno ha come sogno quello di trascorrere la vita con qualcuno che soffre ma i Rames dimostreranno che un disturbo non può e non deve essere motivo di allontanamento, che avere un problema non deve limitare nessuno e che i problemi non sono assolutamente un problema per chi decide di mettere al primo posto la persona, ciò che ci fa vivere e ciò che proviamo e non il problema che ha, le persone non sono i loro problemi ed è ingiusto e crudele classificare le persone in ben volute e non volute in base ai problemi che possono avere.

Arrivando alla discussione tra Filippo e Martino voglio solo dire poche cose, giuro.

Martino in embrione e ciò che Filippo ha detto che non è ancora ed “ancora” è la chiave di tutto, il ragazzo in realtà lo è già ma non ne è ancora consapevole ma lo sarà presto. Il discorso di Filippo è stato importante non solo per Martino ma anche e soprattutto per gli omofobi e per coloro che nascondono il proprio orientamento sessuale per paura o per non voler essere esplicitamente ciò che in realtà sono privandosi così della possibilità di vivere davvero. Martino pensa che non ci sia bisogno di sbandierare ciò che si è e ciò che si ama perché, fondamentalmente, non dovrebbe essere necessario SE vivessimo in un mondo in cui non si è giudicati per chi amiamo amare sotto le lenzuola ma per chi siamo, per cosa apportiamo alla società, per il nostro carattere e per i nostri talenti così come non ci dovrebbe essere il bisogno di fare coming out perché ognuno è libero di amare chi vuole senza doverlo comunicare, gli etero non informano nessuno in merito alla propria sessualità e intimità perché vengono considerati nella norma mentre gli appartenenti alla comunità LGBTQ si trovano a doverlo e volerlo fare per ottenere dei diritti che dovrebbero avere acquisito con la nascita, per combattere l’omofobia, la bifobia e transfobia che non dovrebbero neanche esistere e Filippo non ha perso occasione di far notare che la mentalità gay pride non è una frivolezza ma una necessità e anche un rischio, un pericolo mortale ma necessario in un mondo come quello in cui viviamo, nessuno dovrebbe rischiare di morire per essere NORMALE eppure ogni giorno sentiamo notizie di aggressioni omofobe che mi fanno sempre più pensare che il mondo non stia progredendo ma regredendo imponendo degli stereotipi di normalità che non sono né giusti né, ovviamente, giustificabili ma che, purtroppo, esistono ed ecco perché c’è bisogno dei cortei durante il Gay Pride, ecco perché avvengono i coming out ed ecco perché la comunità LGBTQ ha bisogno di farsi sentire e di essere sostenuta anche e, soprattutto, da chi non appartiene alla stessa, siamo proprio noi che non ne siamo facenti parte a doverli supportare e a non fare finta di nulla essendo indifferenti e disinteressati, siamo esseri umani e tutti devono essere supportati. Chi si espone non lo fa perché vuole fare l’alternativo di turno o l’esibizionista ma perché vuole dimostrare a chi ha paura di farlo e agli omofobi che la comunità LGBTQ esiste e ha una voce che riuscirà a far ottenere tutti i diritti di cui è stata privata ingiustamente. Chi si espone è solo motivo di orgoglio della specie umana, non si tratta di FRIVOLEZZA o ESIBIZIONISMO ma di CORAGGIO e VOLONTA’.

Martino ha ricevuto un insegnamento importante da Filippo a cui ha rivelato di essere interessato ad un ragazzo ed è rimasto lì a riflettere e a crescere e, nel frattempo, mentre metabolizzava, ha ricevuto uno schiaffio da Niccolò che, ovviamente, si è allontanato da lui e gli ha chiesto tempo…dopo poco al diciottesimo del fratello di Emma, Martino l’ha visto baciare Maddalena e ha ricevuto un ennesimo insegnamento da Emma che ho apprezzato molto in quella scena che, rispetto all’originale, è stata più umana e meno crudele, la ragazza era delusa ma non ha sputato quelle parole come un veleno ma quasi come un monito.

L’episodio si è concluso con la litigata dei ragazzi che ha dato la botta finale al mio cuore, è stata una scena sofferta in cui è uscita fuori tutta la rabbia, la tristezza e la desolazione di Martino e la disperazione dei ragazzi che sanno che qualcosa non va nel loro amico che se non parla non può essere aiutato, naturalmente Elia ha esagerato e non doveva permettersi di toccare determinati tasti, ritorniamo sempre al “parlare dopo aver saputo” ma il non sapere porta all’esasperazione e l’abbiamo visto…Giovanni in molti momenti ha cercato lo sguardo di Martino e l’unica cosa che gli dice durante il litigio è “Oh” quasi a volergli ricordare che lui è lì per lui e che non deve tagliarlo fuori, che qualsiasi cosa stia passando resterà lì e che vuole aiutarlo ma se non gli parla non può fare nulla, sappiamo che Giovanni si sente escluso e spazzato via dalla vita del proprio migliore amico ma, nonostante tutto, non perde occasione per ricordargli che non lo lascerà mai. In più nota d’onore al fatto che i ragazzi cerchino di far distrarre e divertire Martino senza fare domande, la loro amicizia è una delle cose più belle dello show.

Concludo dicendo che la scena in cui Martino distrugge tutto ciò che gli capita a tiro mi ha devastata ma è servita al protagonista che, finalmente, sta riuscendo ad esternare tutto ciò che ha accumulato nel tempo.

Voto all’episodio: 9

Bonus:

  • La scena inedita con il filo rosso è stata la ciliegina sulla torta, quei due sono destinati l’uno all’altro e ho apprezzato il riferimento alla famosa leggenda giapponese…ora dobbiamo aspettare solo che Martino e Niccolò ritornino a tirare il filo che li unisce.

E’ stato uno dei migliori episodi fino ad ora, non ho proprio altro da aggiungere, scusatemi per queste tremila parole ma ne avevo bisogno e lo dovevo sia a SKAM che a voi.

Ci “risentiamo” presto, diciamo che con il mio essere prolissa oggi ho compensato la mancanza della recensione della prossima settimana dato che purtroppo siamo in pausa.

Non parlo della metafora del treno che altrimenti rischio il linciaggio stasera.

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Per qualsiasi cosa, sono a vostra disposizione.

Irene

 

 

 

 

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Salve, sono Irene e non ho mai amato definire la mia persona e ciò che faccio. So solo che ciò che viene scritto, nel momento stesso in cui viene composto, non è più solo mio ma anche di chi legge. Sono curiosa di sapere in che modo lo sarà. Meglio nota come vulcano d'idee o l'Arti(coli)sta per un chiaro e semplice motivo: la scrittura è il mio elemento, l'arte che mi scorre nelle vene, il modo più realistico e spontaneo che ho di vivere.