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Supernatural – Recensione 13×18

Bentornati ad un’altra recensione di Supernatural, stavolta parleremo del diciottesimo episodio della tredicesima stagione, Bring ‘em Back Alive, in cui hanno fatto ritorno vecchi volti e ci sono stati diversi colpi scena, oltre che avvenimenti dai risvolti mozzafiato. Uno degli episodi più brillanti di questa serie, da molto tempo a questa parte.

Ma ora, riavvolgiamo il nastro e lasciamo che siano le scene a parlare.

La sorella che ho deluso

Fin dall’inizio, gli autori non ci risparmiano neanche un colpo al cuore. Nell’altro universo, in cui Dean e Ketch sono tornati per recuperare Mary e Jack, c’è anche Charlie, uno dei leader della Resistenza (fa tanto Principessa Leia di Star Wars, sì ed è bellissimo). Sono saltata su dalla sedia, appena l’ho vista, perché non mi aspettavo il suo ritorno, ma mi ha resa tremendamente felice. Forse, come dice Ketch, non si rivelerà essere simile alla Charlie del nostro mondo, ma per ora ci somiglia abbastanza, anche se forse è un po’ più avventata di lei, per certi versi. Comunque, a Dean non importa, lui sa solo di doverla salvare, perché rimane sempre una di famiglia.

Parlando con Ketch, in quest’atmosfera cupa che ricorda molto quella del Purgatorio, Dean spiega di aver fallito con lei, di averla delusa, perché non è riuscito a proteggerla. Noi sappiamo che non è così, perché Charlie ha semplicemente scelto di aiutare Dean, proprio perché era uno di famiglia, ma il senso di colpa del sopravvissuto è duro a morire. Inoltre, è nell’indole di Dean, sentirsi sempre responsabile per i propri cari, lui è fatto così, quindi non avevo dubbi che avrebbe pronunciato queste esatte parole. E fa male.

A questo punto, Ketch dice che cercherà di salvare Charlie assieme a lui per redimersi (concetto che sta ribadendo spesso), dimostrando per l’ennesima volta la sua diversità con Dean: lui tenterà di aiutare questa ragazza perché in passato non l’ha mai fatto con nessuno, mentre Dean lo fa perché sente questo essere qualcosa che il cuore gli domanda di compiere e non è la prima volta.

In più, alla fine Dean – che prima faceva molta fatica a dimostrare i propri sentimenti, ricordiamolo – asserisce che non vuole perdere di nuovo Charlie e lei gli risponde: Non è una tua scelta. Credo che questa sia la risposta che anche la nostra Charlie gli avrebbe dato: non era una sua scelta, lei l’avrebbe aiutato comunque, nonostante tutto quello che avrebbe potuto fare per fermarla. Forse, se Dean riuscirà a comprendere il significato celato dietro queste parole, riuscirà a trovare un po’ di pace.

L’angelo di cui ho bisogno

Gabriele. C’è molto da dire su questo personaggio, perché si sta veramente sviluppando. Gli è rimasto l’intelletto, dato che riesce a scrivere tutta la sua storia in enochiano sulle pareti, a dire vita a tutti i suoi ricordi. Però, non riesce a farsi toccare da Sam e Cas. Perché? Perché una persona intelligente si chiude dentro di sé, senza lasciare entrare il mondo? Il discorso di Sam è significativo per rispondere a questi quesiti (e molto commovente, in verità): preferisce non parlare, perché se rimane in silenzio e separato dal resto, forse tutti lo lasceranno in pace, ma non è così che dovrebbe andare. Allora Sam gli spiega che anche lui ci è passato, che sa bene come ci si senta, ma bisogna uscirne, esattamente come ha fatto lui. Questo è lo spirito di Supernatural, quello per cui si battono gli attori stessi: qualunque cosa tu stia passando, vai avanti. Qualunque dolore ti affligga, non sei da solo a combatterlo.

La sua famiglia ha bisogno di lui. Il mondo ha bisogno di lui, suo nipote, i Winchester, Sam. Se non vuole farlo per se stesso, deve farlo almeno per loro, per le persone che lo amano, perché è ingiusto pensare solo a se stessi in un momento del genere. In effetti, Sam fa breccia in lui e così riesce a rialzarsi – oltre al fatto che la sua grazia gli fa recuperare le forze -.

Inoltre, l’altro motivo per cui Gabriele non si fa toccare da nessuno è che ha subito tortura e violenza fisica per anni, quindi non riesce subito a fidarsi degli altri. Ha subito un trauma e questi traumi non si superano molto in fretta.

Momento parallelismo: vorrei solamente ricordare la situazione della 8×17 in cui Dean riporta indietro Cas dicendogli che ha bisogno di lui.

Finalmente, Gabriele sconfigge una volta per tutte Asmodeus, che non sopportavo veramente più. Ammetto che mi aspettavo una piccola battaglia epica fra di loro, prima che venisse bruciato, ma è stata comunque una degna morte per un degno villain.

Un trono che non mi appartiene

Due parole su questi due insopportabili antagonisti: Lucifero si rivela essere un bambino capriccioso ed Anael gli fa finalmente capire che Dio (Chuck) viene rispettato per dei motivi validi, mentre lui no. Lui non ha fatto niente, si preoccupa solo di ritrovare il figlio per copiare il lavoro del padre, è solamente un egoista e non rimetterà mai a posto il Paradiso, infrangendo ogni promessa che avrebbe dovuto mantenere, perché non gli interessa. Lui è arrabbiato con Chuck perché l’ha fatto cadere, diffondendo un mito – a suo parere errato – secondo il quale lui è il cattivo della situazione, quindi si è dovuto comportare di conseguenza. Ma è vero? O è solo che lui già da prima si era ribellato e quindi la caduta ci sarebbe stata per forza, perché è questa la sua indole? Non sfociamo in discorsi filosofici, ma sono davvero dei bei quesiti su cui riflettere.

Riportalo indietro vivo

Eccoci arrivati al punto dolente (come se già non avessimo sofferto abbastanza, in effetti) dell’episodio: il dolore e la rabbia di Dean, oltre allo sguardo affranto di Sam e Cas, che sanno di averlo deluso. Hanno guarito Gabriele con la sua grazia ed ora non possono più riaprire il portale, perché lui li ha lasciati da soli (atteggiamento tipico di Gabriele, che scappa quando la situazione si fa difficile e l’ha dimostrato spesso in passato).

Dean dice addirittura che non sarebbe mai dovuto tornare indietro e questo colpisce molto Cas, ma è solo furioso, perché sappiamo che non avrebbe mai lasciato la sua reale famiglia nel nostro mondo. Sarebbe voluto rimanere per trovare Mary e Jack, per proteggere Charlie, ma in qualche modo, si sarebbero dovuti comunque riunire tutti.

A questo punto, Cas gli promette che troveranno Gabriele. Devono farlo, perché hanno bisogno di lui, ma nella voce di Cas non c’è questo sentimento di dovere, bensì determinazione. Lo troverà, perché hanno bisogno di speranza e di vincere. Questo è ciò che i buoni fanno in guerra: ci provano e ci riprovano, finché non arrivano al risultato. E non è per il gusto di vincere né per l’evento in sé, lo fanno, perché è una forma di protezione nei confronti degli altri.

Ne vedremo delle belle. Ne sono sicura.

Vi lascio con il promo del prossimo episodio, ossia il diciannovesimo, intitolato Funeralia:

Alla prossima!

Erica

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Laureata in Lettere. Scrittrice, serializzata e lettrice accanita.