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The Vampire Diaries: Michael Malarkey parla della sua carriera musicale!

Quando Michael Malarkey ha rilasciato il suo primo EP nel 2014, stava affiancando i fan di The Vampire Diaries con il suo Lorenzo “Enzo” St. John, il misterioso anti – eroe introdotto nella quinta stagione della serie, come ben ricordiamo. Anche se abbiamo pensato che la musica fosse la sua carriera secondaria, in realtà è sempre stata il suo primo amore.

Malarkey è sempre stato un fan del punk rock, amando gruppi come Operation Ivy, Rancid, Minor ThreatFugazi e questo l’ha portato a fondare un gruppo dopo il liceo.

Ha passato cinque anni a cantare, registrando a Nashville, ascoltando grandi maestri della musica come Leonard Cohen e Tom Waits. Però, non sentendosi pronto per rilasciare le sue canzoni, si è avvicinato alla carriera attoriale, tanto da vestire più tardi i panni di Enzo.

Credeva che i due mondi sarebbero rimasti separati, ma in realtà si incontrano benissimo insieme: nella serie è stata usata una sua canzone, Scars e sul set si cambiava demo con Kat Graham (Bonnie).

Quello che lui vuole fare è immaginare, mettere tutto se stesso in ciò che fa, non gli interessa vendere.

Malarkey ha rilasciato un’intervista per Billboard riguardo a cosa lo ispira a fare musica ed in che modo è riuscito a bilanciare i suoi due mondi.

Come hai superato il fatto che dubitavi di te stesso? 

In questo mondo, è facile pensare che il tuo contributo sia insignificante. Credo che durante gli anni capisci che le persone che ti piacciono e rispetti non sono queste stelle cadenti – sono solo stelle che hanno deciso di condividere il loro splendore con il mondo. Prendiamo per esempio qualcuno come Adele: la sua storia ti ispira rispetto, perché ti fa capire che non importa quanto tu sia bravo – e lei lo è – ma importa l’onestà con cui fai quello che fai. Non è stata Adele a farmi realizzare questo, comunque [ride].

Ho pensato che non sarò il miglior giocatore del mondo o il miglior cantante del mondo, ma ho un punto di vista unico riguardo alla vita e vedo le cose in un modo poetico e mi piacerebbe condividerlo con le persone.

Quindi come sviluppi la tua abilità per scrivere le canzoni? 

Quando scrivo, non di cosa scriverò. Non è che mi siedo e cerco di scrivere una canzone particolare; comincio a suonare e vedo che emozioni mi evoca e quali parole e testi emergono. Non considero la musica come una terapia, ma è come una terapia quando cominci a parlare ed all’improvviso realizzi che hai risolto il tuo problema e credo che il ruolo di un terapista sia guidarti, cosicché tu riesca ad aiutarti da solo.

Pensi che Enzo e la tua musica, entrambi oscuri e misteriosi, siano simili? 

Sono sempre stato trascinato dalle cose più oscure. Ho letto Bram Stoker e cose simili da giovane. Ascoltavo musica del genere. Sono sempre stato affascinato dalla parte più oscura della condizione umana. Mi sembra che il cantautore che è in me sia la persona che vive in quel mondo oscuro e trova la bellezza nella melanconia. Non mi sono mai allontanato da questo, già da giovane. Sono sempre stato un osservatore, sin da bambino.

Come sei arrivato da quello a fare musica?

Tutto è cominciato con la poesia. Non mi dimenticherò mai quando ho letto per la prima volta On The Road di Jack Kerouac al liceo. Mi ricordo di aver risposto in maniera viscerale a quello che aveva scritto. Non ho mai letto niente di simile, dopo.

Ai tempi, scrivevo solo stupide poesie per le ragazze. Ho cominciato a scrivere. E quello che mi interessava della Beat Generation era il loro modo di usare le parole, non solo per il senso, ma per le l’onomatopee – quale suono evocano e come ti fanno sentire. Non volevo solo trasmettere il senso con le mie poesie, ma anche una risposta viscerale ad esse.

Ecco com’è cominciata, poi ho realizzato che non volevo solo alzarmi e leggere le mie poesie. Dopo ho cominciato a suonare la chitarra ed a porre queste cose in musica, ho finalmente trovato l’equazione che cercavo: la combinazione di inscenare qualcosa con la musica e raccontare una storia con le parole.

C’è qualcos’altro che ti spinge a perseguire sia la carriera settoriale sia quella da musicista, allo stesso tempo, a parte il tuo amore per entrambe? 

Penso che ci sia più da investigare che solo l’umana curiosità dell’universo e te stesso. E sento che la mia chiave per scoprire tutto sia l’arte. Più posso essere libero come artista, più mi posso liberare come essere umano. La curiosità mi spinge a fare tutto.

Pensi che una delle due alla fine prevalga sull’altra?

Credo che non ci sia nessun motivo per cui debba scegliere una delle due, ora come ora, quindi continuerò a perseguire entrambe. Alla fine deluderai sempre qualcuno, è parte del gioco. Era quello che mi preoccupava, ma orasse penso solo di attraversare ogni ponte e vedere cosa c’è dopo.

Se deve succedere, succederà. Se ci metti la giusta energia in quello che stai facendo, succederà. Sono grato di averlo capito negli ultimi due anni, cercando di bilanciare loro due e la mia famiglia. Raccogli ciò che semini.

Erica 

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Laureata in Lettere. Scrittrice, serializzata e lettrice accanita.