
Women’s March: Melissa Benoist è speranzosa per il futuro
Melissa Benoist (Kara Denvers in Supergirl) l’anno scorso ha partecipato alla Women’s March e il suo cartellone era stato uno dei migliori. Quest’anno non ha partecipato al raduno, ma grazie a Motto ha fatto sapere a tutti come la pensa. E la Ragazza d’Acciaio non è decisamente pronta a smettere di lottare, anzi! È speranzosa per il futuro, ed è convinta di non voler più assistere a nessuna ingiustizia. Insomma, vuole essere parte del cambiamento.
Qui sotto vi riporto il suo discorso completo. Vi invito a leggerlo perché è davvero d’ispirazione:
Ho scarabocchiato delle parole con un grosso pennarello nero – “HEY DONALD, NON PROVARE AD AFFERRARE LA MIA VA***A, È FATTA DI ACCIAIO – con tanto entusiasmo quanta trepidazione. Ho partecipato alla Women’s March a Washington D.C. il 21 Gennaio 2017. Ero con un fantastico gruppo di guerrieri per la giustizia sociale, tra cui la mia sorellina, la mia migliore amica e la mia manager. Proprio quest’ultima, una volta che avevo finito il cartellone, ha esclamato: “DEVI postare una foto di quel cartellone su Instagram”. Non sono fiera di ammettere che ho esitato. Razionalmente sapevo che ci sarebbero stati di sicuro altri cartelloni espliciti, ma per sicurezza ho scritto un alternativo (e molto più calmo) riferimento a Rebecca Solnit sul retro del mio poster: “LA SPERANZA È PROVOCATORIA”.
Avevo paura che la prima versione potesse essere più volgare per le giovani ragazze che sono influenzate dal mio ruolo in Supergirl. Per i primi 45 minuti dopo aver postato la foto ho quasi avuto un attacco d’ansia. Mi sono silenziosamente agitata pensando che avrei ripugnato i genitori dei bambini che mi seguono. Che la percezione della gente che mi segue sarebbe cambiata in peggio. Sarei passata da una “ragazza carina” a una “donnaccia”.
Come centinaia di migliaia di esseri umani nel mondo, ho sentito una forte convinzione nel volare da Vancouver a Washington DC e fare una delle esperienze che sarà per sempre uno degli spettacoli audaci che più mi hanno ispirata a cui ho partecipato. È stata un’esperienza necessaria che ha arricchito la mia prospettiva sulle donne e sull’umanità, e inconsapevolmente ha preparato la mia psiche per quello che verrà.
Mi ricordo tutto di quel giorno, dal piangere ascoltando la poesia di Ashley Judd, all’unire le mie braccia con mia sorella e la mia migliore amica mentre marciavamo su Pennsylvania Avenue cantando “This Land Is Your Land”. Un flusso di amore, accettazione, passione, rabbia e fervore si irradiavano da quell’enorme folla. La marcia è sembrata una così grande vittoria perché c’era il rifiuto universale di farla diventare qualcosa che non fosse una protesta pacifica.
Quel senso di euforia e scopo è stato fugace.
Con un auto-proclamato “arraffone di va***e” al comando del nostro paese, disagio e ansia sono penetrati nella mia routine quotidiana mentre devo sopportare di vedere ingiustizie senza precedenti. Gli Stati Uniti hanno fatto marcia indietro drasticamente in ciò che riguarda le relazioni di razza, i diritti LGBTQ+, i diritti delle donne e per tutto quello per cui i cittadini hanno combattuto con forza e orgoglio per decenni. Volevano ottenere un effetto duraturo. Nel corso degli ultimi mesi, il movimento #MeToo e ora il #TimesUp hanno istigato un cambiamento. Spero si avrà un impatto irreversibile nella struttura delle norme di genere e nel modo in cui trattiamo il prossimo.
A posteriori, l’immagine che avevo pubblicato alla Women’s March e la reazione di supporto che avevo ricevuto mi ha portato chiarezza in un modo che non avevo mai sperimentato prima. Dal momento in cui sono stata scelta per interpretare Supergirl, le persone mi hanno chiesto cosa significasse per me la responsabilità che deriva dal ruolo e che pressione dovessi star provando per essere un modello per le giovani ragazze. Non avevo afferrato veramente il significato del mio ruolo fino a quel momento. Sono stata istantaneamente legata alla realtà e ad un mondo in cui non avrei più tollerato né accettato cose non giuste. Non avrei più avuto paura di farmi valere. Non avrei più chiesto scusa solo per abitudine. Mi sarei unita all’esercito di altre innumerevoli donne che denunciano i maltrattamenti da parte degli uomini che pensano di avere qualche sorta di potere più forte grazie alla loro anatomia.
“Voglio essere parte del cambiamento”
L’unico modo in cui sono stata capace di provare ad elaborare lo scorso anno è stato quello di ritirarmi dal finimondo e provare a guardare questo movimento culturale da lontano. È un tempo memorabile, e tutti noi ne siamo consapevoli. Non sono mai stata così attiva. Non passa un giorno in cui io non abbia una conversazione o un dibattito con qualcuno riguardo agli eventi del mondo o i diritti umani, dove o scuotiamo la testa in totale incredulità o, nei giorni migliori, siamo magnificamente ispirati.
Considero un privilegio essere parte di questo tempo, perché voglio essere parte del cambiamento. Siamo già pronti e disposti ad aiutare il mondo ad avanzare verso la sua più alta potenzialità. La Women’s March, #MeToo e #TimesUp sono un esempio del sentimento collettivo.
Non voglio sembrare una sognatrice di cose vane, una che ha visioni sull’equità nel mondo senza riconosce quanta strada abbiamo ancora da fare. Tuttavia sono veramente e sfacciatamente speranzosa.
Per qualsiasi cosa riservi il futuro, in questi tempi incerti durante i quali l’imprevidibilità è la norma, gli eventi dell’anno scorso da quella marcia mi hanno permesso di vedere che io e milioni di altre persone possiamo influenzare i risultati che vogliamo vedere. Quello che abbiamo fatto quel giorno è importante, anche se non sapevamo che impatto avrebbe avuto. È stato un tema ricorrente e sfacciato, l’atto di farsi valere senza timore contro chi si crede potente. Sono fiera di essere parte di quel grido di battaglia.
Davvero un bellissimo discorso, non trovate? Sono davvero fiera di Melissa, la nostra Ragazza d’Acciaio non ci delude mai!
Martina

