"The Night Gallery"
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Riverdale – Recensione 5×14 “The Night Gallery”

“The Night Gallery”, ovvero l’episodio che non solo mi è piaciuto ma che ha anche dato un senso a tutto ciò sta succedendo in Riverdale.

"The Night Gallery"

Molto interessante la scelta di utilizzare la galleria di Cheryl per raccontare separatamente le storie di Archie, Betty e Jughead in modo da soffermarsi su ognuno di loro ed entrare ancor di più nei loro panni senza distrazioni ulteriori.

Ad essere sincera, non ho molto apprezzato la parte dedicata ad Archie perchè KJ Apa non mi ha convinto poi tanto con la sua interpretazione, mi son sembrate scene troppo forzate e, per questo, finte e notarlo non depone di certo a favore della resa di scene così delicate e di un grande impatto non solo emotivo ma anche narrativo.

Archie ha seriamente bisogno di aiuto e la reazione finale della terapeuta mi ha davvero stranita, ha, praticamente, abbandonato a se stesso un uomo che sta soffrendo, che ha allucinazioni e che ha scatti di rabbia improvvisi dettati dalla paura e dal senso di colpa…non è concepibile una risposta simile, si dovrebbe occupare di lui a maggior ragione dopo lo scatto d’ira non consigliargli di rimanere da solo a causa di visioni troppo forti.

Un disturbo post traumatico da stress è una cosa seria e la terapeuta sembra quasi più preoccupata per se stessa che per il proprio paziente e non mi sembra un comportamento poi così professionale. Non so come funzioni in questi casi ma se un paziente è particolarmente violento, non volendo, si potrebbero adottare delle misure preventive come ad esempio la presenza della sicurezza all’esterno dello studio in modo da poter intervenire in caso di necessità senza però minare la privacy del paziente.

Poi non so…questa dottoressa potrebbe davvero essere manipolata da qualcuno e comportarsi in questo modo proprio per danneggiare Archie ma mi sembra davvero troppo poco probabile.

"The Night Gallery"

Passando poi a Betty, ci siamo ancor più resi conto di quanto la ragazza abbia bisogno di luce nella propria vita visto che, se il killer non si fosse ucciso da solo, avrebbe provveduto lei a torturarlo come aveva intenzione di fare l’assassino che l’aveva rapita.

Betty rischia di diventare ciò a cui ha sempre dato la caccia, sta guardando così tanto negli occhi i demoni altrui da non vedere più i propri e da non capire quanto sia vicina all’abisso di oscurità che potrebbe inghiottirla da un momento all’altro.

E mi ha davvero fatto paura il consiglio, o meglio, il permesso che Alice ha dato alla figlia in “The Night Gallery” e cioè…uccidere il killer per sentirsi meglio sapendo di aver punito colui che ha ucciso Polly.

Non riesco a capacitarmi di un consiglio simile e nemmeno del fatto che entrambe si siano sentite meglio dopo la morte di quell’assassino.

Comprendo la sofferenza ma è allucinante che una madre inciti la propria figlia ad uccidere una persona per farsi giustizia da sole.

"The Night Gallery"

In ogni caso le scene con protagonista Betty hanno davvero avuto un grande impatto su di me e mi hanno dimostrato, per l’ennesima volta, l’immensa bravura di Lili Reinhart nel trasmettere emozioni anche solo con gli occhi. Ho sentito sulla mia pelle la sua sofferenza e il suo terrore…la sua oscurità strisciante che rischia di soffocarla.

Sensazioni che, grazie allo straordinario Cole Sprouse, ho percepito poi durante l’ultimo racconto dell’episodio “The Night Gallery”, quello dedicato a Jughead Jones

Molti potrebbero pensare che lo scopo sia quello di far vedere Jughead aver bisogno di Betty per vivere ma, in realtà, il nostro amato scrittore sa benissimo di doversi disintossicare per rimettersi in sesto, per salvarsi e per non sentirsi più solo e non meritevole di successo, di amore e di pace.

Nell’episodio “The Night Gallery” abbiamo scoperto che ha voluto rifugiarsi nell’immagine di un Re Topo pur di non affrontare la realtà, si è rinchiuso in una voragine mentale oscura per la paura di sentire la solitudine, per il terrore di non contare più nulla per le persone che ama e, ovviamente, nemmeno per Betty.

Il problema è che questa sua paura gli ha dato il potere di rovinare anche quello che di buono era rimasto nel suo rapporto con Betty e, conseguentemente, con il passato.

Betty non aveva dato nemmeno un cenno di disinteresse nei suoi riguardi e, anzi, era felice dei successi raggiunti dal ragazzo di cui si era innamorata fin da subito eppure Jughead ha fatto fuoriuscire la propria sofferenza a scoppio ritardato incanalandola nel mondo sbagliato in un unico evento scollegato da quelli precedenti.

"The Night Gallery"

E da quel messaggio lasciato in segreteria qualcosa si è rotto tra Betty e Jughead…e la ragazza non sa nemmeno la verità, se solo la sapesse, forse, un modo per ripartire ci sarebbe.

Per quanto riguarda il percorso personale di Jughead spero davvero possa imparare quanto vale e rendersi conto che Betty rappresenta la luce che è già al suo interno.

"The Night Gallery"

Jughead ha una luce immensa ma non riesce a vederla se non grazie a Betty e deve proprio imparare a farlo così come la ragazza deve realizzare di non essere solo ombra ma di saper brillare come non mai.

C’è poco da dire, quei due si completano da sempre per un semplice motivo: sono completi già da soli, con il tempo lo scopriranno, ma insieme riescono a leggersi in un modo in cui nessuno potrà mai.

Sono completi già da soli ma la loro oscurità e la loro luce sono complementari.

Ed è questo ciò che conta davvero.

Voto all’episodio “The Night Gallery”: 8, davvero molto bello.

"The Night Gallery"

Per quanto riguarda la scena finale…Toni quando torni insieme a Cheryl? Amore e Psiche non ha molto a che vedere con Cheryl e Minerva

Intanto vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alle mie parole e vi rimando al promo del prossimo episodio “Return of the Pussycats”.

Irene

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Salve, sono Irene e non ho mai amato definire la mia persona e ciò che faccio. So solo che ciò che viene scritto, nel momento stesso in cui viene composto, non è più solo mio ma anche di chi legge. Sono curiosa di sapere in che modo lo sarà. Meglio nota come vulcano d'idee o l'Arti(coli)sta per un chiaro e semplice motivo: la scrittura è il mio elemento, l'arte che mi scorre nelle vene, il modo più realistico e spontaneo che ho di vivere.