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Shannon Purser racconta come ha affrontato il suo disturbo ossessivo-compulsivo e le tendenze suicide

In un’intervista con Teen Vogue, Shannon Purser (Barb di Stranger Things) ha parlato della sua salute mentale, confessando che in passato ha avuto diversi problemi.

Attenzione: questo articolo contiene linguaggio riguardo tendenze suicide e salute mentale.

La notte del mio esaurimento nervoso, stavo disperatamente cercando di finire il mio compito di biologia prima della scadenza. Fino a quel punto, avevo combattuto contro i demoni che mi tormentavano ogni giorno. Stavo soffrendo in silenzio e mi sentivo incapace di condividere i miei pensieri con qualcuno. Quella notte, però, mi sono arresa. La mia voglia di combattere era finita, e quando mia madre si è offerta per aiutarmi a finire il progetto, sono esplosa e ho detto ciò che pensavo: “Non voglio essere viva”.

Perché mi sentivo a quel modo? Avevo un buon gruppo di amici. A parte la mia tendenza di procrastinare, stavo andando bene a scuola. Le mie relazioni in famiglia erano okay. Non c’era una ragione logica per la quale mi sentissi così senza valore. Eppure era così. Dopo avrei scoperto che era a causa di una combinazione di disturbi mentali che avevano pian piano conquistato la mia vita: depressione e disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).

La maggior parte delle persone hanno sentito nominare il DOC e hanno anche una percezione di come si presenti: qualcuno pulisce freneticamente la sua casa o sistema qualunque cosa sia fuori posto. Potresti aver sentito parlare di DOC perché molte persone se lo auto-diagnosticano in modo casuale, dicendo cose come “Odio quando le cose sono disordinate, ho un disturbo ossessivo-compulsivo così forte”. Il mondo sembra vederlo come una stranezza su cui scherzare. Un paio di inverni fa, Target ha persino rilasciato una felpa con scritto “OCD. Obsessive Christmas Disorder”. Ma voler tener tutto pulito o amare veramente tanto il Natale non è comparabile a ciò che si prova se si soffre davvero di DOC.

l’Istituto nazionale della Salute Mentale definisce il DOC come un “disturbo comune, cronico e a lungo termine nel quale una persona ha pensieri (ossessioni) e comportamenti (compulsioni) incontrollabili e ricorrenti che lui/lei sente il bisogno di ripetere ancora e ancora”.

Le compulsioni sono le piccole cose a cui la maggior parte delle persone pensa quando si pensa al DOC, ma queste sono quasi sempre il prodotto di una qualche forma di paura o pensiero non voluto (l’ossessione). Questi impulsi sono diversi per tutti quelli che hanno il DOC e a volte non sono permanenti. Per esempio, un pensiero ossessivo che avevo di frequente quando leggevo era che in qualche modo non stavo assorbendo tutto quello che leggevo. Ho sviluppato una compulsione di ri-leggere quasi ogni frase ancora e ancora, finché ero completamente convinta che avevo assorbito il materiale. Amo i libri, e normalmente leggo in modo veloce, ma all’epoca mi ci volevano ore per leggere piccoli pezzi. Ciò rendeva il lavoro scolastico estremamente difficile. Il mio DOC ha resto qualcosa che amavo in qualcosa di tedioso e frustrante.

I miei impulsi legati alla lettura, seppur debilitanti, non hanno contribuito ai miei pensieri suicidi. Il DOC ha iniziato a “colpirmi dove fa male”, come dice la mia terapista.

Mi sentivo alienata dalle persone attorno a me. Potevo fare una bella faccia a scuola, ma stavo soffrendo e non potevo parlarne. Letteralmente, il mio DOC ha causato il mio smettere di parlare con le persone. 

Quando ero una bambina, finivo spesso nei guai perché mentivo. Sono stata cresciuta religiosa, e credevo che mentire fosse un peccato quindi mi sentivo in colpa. Da teenager, il DOC ha ridimensionato la mia paura per la disonestà e mi ha manipolata con questa. Ero ossessionata dall’idea di essere non sincera. Non potevo più dire cose semplici come “mi dispiace” perché, pensavo, e se non mi dispiace davvero? Quello mi renderebbe una bugiarda. Ed essere bugiardi è sbagliato. Cercavo di trovare qualcosa per riformulare le mie frasi così che potessi sentirmi in pace, ma molte volte non ce la facevo. Così ho deciso di non parlare.

La parte peggiore era che l’immagine di me stessa era completamente distorta. Ho iniziato a credere di essere cattiva, disgustosa e perversa. […] Era un incubo, mi sentivo pericolosa. Pensavo di meritare di morire, e mi sentivo incredibilmente sola.

Ma quella notte, quando ho sentito che tutta la speranza era pensa, ho fatto una cosa giusta. Ho detto a mia mamma come mi sentivo. Le ho raccontato alcune cose che stavo pensando e come queste mi avessero influenzato.

Ciò non mi ha magicamente curato, e la mie ossessioni non sono sparite. Più tardi ho passato molto tempo nel letto a piangere, o solo a starmene sdraiata lì, sentendomi senza vita. 

Ad un certo punto mi sono imbattuta su un articolo sul DOC. Mentre leggevo, ero stupita di quanto le descrizioni dell’autore combaciassero a ciò che stavo vivendo. È stato parecchio confortante realizzare finalmente che non ero da sola e che non c’era niente di sbagliato in me. Era un disordine trattabile.

Ho detto a mia madre cosa avevo scoperto, e siamo state abbastanza fortunate da trovare una meravigliosa terapista che vedo tutt’oggi. Mi sono stati diagnosticati DOC e depressione, ed è stato un gran sollievo perché ora le mie difficoltà avevano un nome e potevo fare i conti con esse. Con una combinazione di medicine e terapia, sono migliorata. Ho imparato a ri-amare la vita. I miei problemi non sono spariti, ma sono diventati più facili da affrontare.

Col senno di poi, vorrei esser riuscita a chiedere aiuto prima.

Ero così consumata dalla paura e dalla vergogna che mi ero convinta che nessuno al mondo stava passando quello che stavo passando io. Sono così grata di ave avuto internet a mia disposizione, perché è stato lo strumento di cui avevo bisogno per capire i miei disturbi ed essere a mio agio nel parlarne. Ora, dopo aver fatto ricerche e aver incontrato altre persone come me online e di persona, so che c’è un grandioso supporto quando ne ho bisogno.

La conoscenza che ho acquisito in questi anni è stata fondamentale. Specialmente il mio tempo in terapia mi ha cambiato la vita. […] Quando ho pensieri intrusivi o autodistruttivi, ho più strumenti per analizzarli e rispondere in modo sano. 

Dopo diversi anni, ho recentemente preso la decisione di smettere con i farmaci. Non è la scelta migliore per tutti, ma credo che fosse finalmente arrivato il momento giusto per me. […]

Nonostante tutti i miei problemi, passati e presenti, sono viva e, ora, voglio esserlo.

Non deve essere stato facile per Shannon aprirsi così tanto. Si è completamente esposta a tutti noi, sperando che le sue parole aiutassero altri in difficoltà. Apprezzo davvero tanto il suo coraggio, e sono felice che ora stia meglio.

Numero Verde per la prevenzione del suicidio: qualora ne aveste bisogno un esperto vi potrà aiutare.

Numero verde: 800.18.09.50, attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 8.00 alle 20.00 e il Sabato dalle 8.00 alle 13.00.

Martina

 

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