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Orange Is The New Black – Recensione 7×12

Morta. Sono deceduta. Mi hanno uccisa e l’arma del delitto è Orange Is The New Black. Vi giuro ragazzi, non so dove trovare la forza per iniziare questa recensione: The Big House mi ha lasciata senza più una lacrima in corpo, e senza più un cuore funzionante. Ma come si fa? Non pensavo fosse possibile per una serie TV raggiungere un tale livello di crudeltà, eppure mi sbagliavo. Sapevo che mi sarei dovuta aspettare il peggio, ma non pensavo sarebbero arrivati fino a questo punto. Le sofferenze erano iniziate ancora nella 7×01, poi non hanno fatto che intensificarsi fino ad arrivare a questa 7×12, penultimo episodio dell’ultima stagione.

Beh, devo fare loro i complimenti. Hanno colpito dove fa più male, ripetutamente e senza pietà. Una volta terminata questa recensione aspetterò la mia partner in crime, e insieme metteremo fine a questo strazio guardando il series finale di Orange Is The New Black. Grazie al cielo non lo dovrò affrontare da sola, perché ho davvero paura di quale altro asso tireranno fuori dalla manica per darci il colpo di grazia. È dura pensare a qualcosa che possa far più male, ma ho imparato a non sottovalutare gli sceneggiatori.

Okay, è inutile rimandare. Anche se in questo caso il detto “via il dente, via il dolore” non funziona, iniziamo subito a parlare di The Big House.

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Già dai primi minuti dell’episodio avremmo dovuto immaginare che non avremmo passato un’ora tranquilla e serena, dato che sono partiti con la devastante notizia che per il caso di Taystee non c’è niente da fare. Serve un livello estremo di crudeltà per distruggere le speranze di una giovane ragazza non una, ma due volte. Già inizialmente, dopo quel fatidico processo, era stata pronta ad arrendersi ed era andata alla ricerca di modi per smettere di soffrire per sempre. Grazie a Suzanne e Tamika, però, aveva iniziato a pensare che forse le cose sarebbero potute cambiare per il meglio, e invece…

L’incontro con il suo avvocato non poteva andare peggio, ed è stata l’ultima bastonata al suo spirito. Da quell’appuntamento non è uscita la nostra Tasha, quella che avevamo cominciato a rivedere solo di recente: è uscito un guscio, vuoto da ogni emozione salvo infinito sconforto e delusione. Da quel momento ho continuato a ripetere un mantra di: “Tasha ti prego non t’ammazzare”, perché era chiaro quale fosse il suo obbiettivo. Ha recuperato la droga che aveva nascosto e ha iniziato a dire addio a tutte le persone a cui tiene. Ad ogni “grazie” il mio cuore si spezzava, e quando ha chiesto a Tamika di portare Storky’s, cioè l’ultimo pasto che sognava, il mio cuore a pezzi si è polverizzato.

Odio vederla così spenta, e odio ancora di più Daya che ha l’empatia di un sasso e la simpatia di una scheggia nel piede. Non è mai stata uno dei miei personaggi preferiti, mi piaceva, ma nelle ultime stagioni tutte le volte che la vedo la prenderei a legnate. Uuh è una big boss della droga che con i suoi sotterfugi si è vendicata di Aleida facendo licenziare Hopper. E ‘sti cazzi? Non ce ne frega assolutamente niente, zero, nothing, nada, rien.

L’unica cosa che mi interessa è trovare un modo per poterla strozzare, perché è lei che ha procurato la droga a Taystee, senza contare il fatto che è colpa sua se il professore di Tiffany è scappato a gambe levate, lasciando quel menefreghista di Luschek al suo posto. La guardia era così incompetente che non ha fatto richiesta per poter dare a Doggett più tempo, risultando in un suo – giustificatissimo – crollo mentale. E sappiamo tutti dove ha portato questa reazione a catena. Insomma, tutto questo per dire che I HATE DAYA, spero che il karma faccia il suo corso. Se non accadrà, ce ne occuperemo io e la mia partner in crime, stay tuned.

Tornando a Taystee e alla mia paura che andasse a fondo in quel gesto estremo, vogliamo parlare un secondo del momento in cui passa in corridoio e le luci sfarfallano? No vi prego parliamone, perché io sono scioccata. Sconvolta, devastata, al settimo celo, distrutta, estasiata, annientata.

POUSSEY?!?!?!?!?!??!!??!?!?? POUSSEY!??!?!?!?!?! VERAMENTE!?!?!?!?!?!??!?!? Questo si chiama GIOCARE SPORCO, dovete VERGOGNARVI, non vedevo più lo schermo dalle lacrime, INFAMI.

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Mi era mancata COSÌ TANTO. Rivederla è stato un colpo al cuore, non potevo crederci. Da una parte ero felicissima del fatto che avessero trovato un modo per farcela vedere un’ultima volta, dall’altra mi sono sentita un po’ morire perché quel flashback me l’ha fatta amare ancora di più, ma poi mi sono ricordata non solo che è morta, ma anche il modo orribile in cui è successo. Anche solo a ripensarci adesso mi si spezza il cuore. Una volta era lei a dare speranza alla sua migliore amica, e senza il suo consiglio e la sua compagnia per Tasha è stato più facile arrendersi.

Mi stavo ancora riprendendo dallo shock, quando Taystee è entrata nella lavanderia e ha trovato il corpo senza vita di Tiffany, abbandonata a se stessa dopo un’overdose. Mi è caduta la mandibola. Ci ho impiegato un minuto buono a processare quello che stesse succedendo, dopo il quale è iniziata una litania di no no no nO NO NO NO TIFFANY NO TI PREGO NO SIETE DEI MOSTRI V A F F A N C U L O.

Grazie ai flashbacks abbiamo visto che vita di sofferenza abbia vissuto: si è sempre sentita dare della stupida, non sapendo che le sue difficoltà erano dovute ad una condizione contro la quale non aveva alcun potere. Finalmente le era stato dato un briciolo di speranza: era entusiasta della possibilità di poter passare l’esame, si è impegnata tantissimo, Suzanne la gasava, aveva forse per la prima volta fiducia in se stessa e per colpa di FUCKING LUSCHEK E FUCKING DAYA è andato tutto all’aria. Durante il test è andata in panico, ha avuto una crisi nervosa dopo la quale è stata colpita da una desolazione e uno sconforto pari a quelli della sua tutor. Era completamente demoralizzata, e anche lei si è arresa. Voglio piangere per sempre.

Il parallelismo della scena con Poussey, subito dopo quel maledetto flashback, è ciò che mi ha dato il colpo di grazia.

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Innanzitutto dove cazzo è l’Award di Danielle? DOVE? Quella ragazza se lo merita, ci ha regalato in entrambe le occasioni una performance che mi ha fatto venire i brividi, la pelle d’oca, tutto. La sua recitazione mi ha fatto sentire tutto il dolore di Tasha, che sommato al mio ha portato nella tomba anche me. Dopo tutto quello su cui ha lavorato, dopo tutti i cambiamenti positivi che aveva fatto, dopo la persona che era diventata, pensare che non ha più futuro mi lascia addosso una tristezza infinita. I’m heartbroken. Non ci sono parole.

Questa è senza dubbio la cosa peggiore che è accaduta in questo episodio, ma la storyline delle Nichorello e delle Vauseman ci va abbastanza vicino. Per non parlare di Gloria, o di Red. Quanta angoscia tutta concentrata in sessanta minuti!

Partiamo con le Vauseman, che finalmente hanno avuto un confronto faccia a faccia dopo tutte le bugie, tradimenti, omissioni. Era dovuto, soprattutto dopo le interferenze della McCullough che non sa farsi gli affaracci suoi. Dopo che Alex l’ha lasciata, infatti, ha confrontato Piper, e poi ha chiesto alla Vause un incontro nel loro sgabuzzino. I suoi schemini non hanno avuto l’effetto desiderato: Alex non è tornata con lei, anzi, l’ha sbattuta al muro (e non come avrebbe voluto) e l’ha minacciata, ordinandole di stare lontana da sua moglie. Non so voi, ma io o trovato quella scena estremamente soddisfacente.

Abbiamo capito che la McCullough non era niente per la Vause, ma Zelda per Piper significa qualcosa. E allora vaffanculo. La domanda che la Chapman ha fatto a sua moglie, per quanto dolorosa, è lecita: quello che è successo è qualcosa a cui possono sopravvivere? Per come si sono lasciate, piangenti e tristi, sembra che non avranno il loro lieto fine. Ma io non mi arrendo, voglio credere in loro e nel loro amore. È colpa di Piper, e del suo:

I could never stop loving you

se ho ancora un briciolo di speranza.

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Tuttavia, c’è anche da tenere in conto che la situazione si è ulteriormente complicata, a causa della McCullough. La sua inabilità a ricevere un rifiuto l’ha portata da Tamika, e con una balla grande quanto il Colosseo l’ha convinta a trasferire Alex in un’altra prigione. Un altro centro di detenzione, in Ohio. Ma come si permette?! FUCKING OHIO??? La strozzerei con uno dei fili dei carica batterie che ha costretto Alex a spacciare per lei.

E andiamo di male in peggio, perché è tempo di parlare delle Nichorello. Cosa posso dire che non sia già stato detto? Nicky si sarebbe buttata sotto un treno per Lorna, ma anche lei è arrivata ad un limite e non può più negare l’evidenza. Non avrebbe mai voluto abbandonarla, avrebbe voluto restare con lei ed aiutarla personalmente, tuttavia proprio perché la ama più di se stessa l’ha dovuta lasciare andare.

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L’aver perso il figlio ha spezzato qualcosa in Lorna, ed è entrata in uno stato in cui era pericolosa non solo per gli altri ma anche per se stessa. Nicky, con il cuore distrutto in mano, è stata costretta a dirle addio e a chiamare aiuto. Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto la Nichols ami la Morello, e io che le amo entrambe piango.

Come ha detto Sara nella scorsa recensione, ora Nicky ha perso tutte le persone a cui voleva bene. Lorna verrà trasferita al Florida probabilmente, Shani è stata deportata e Red è Red solo in alcuni momenti. E a proposito, ci tengo a parlare della piccola scena tra di loro. Quando Red era ancora se stessa, ha dato dei bellissimi consigli alla sua prison daughter, e per un secondo mi sono dimenticata della sua condizione. Poi, però, ha chiesto a Nicky di riunire il suo vecchio staff della cucina e lì sono un pochino morta dentro. Io del cuore cosa me ne faccio? Me lo faccio spezzare guardando Orange Is The New Black, ecco cosa.

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Un’ennesima mazzata è arrivata con la storyline di Gloria. Nello scorso episodio abbiamo visto come stia stato scoperto il telefono che aveva portato all’ICE per permettere a Karla di parlare con i suoi figli. Quando ho visto che aveva esaudito il suo desiderio l’ho amata ancora di più, perché è una persona così altruista che si merita solo il meglio. Tuttavia, il rischio era davvero grande e purtroppo il cellulare ha vibrato nel momento meno opportuno.

Era ovvio che ci sarebbero state conseguenze, e Gloria, considerando la persona che è, di certo non poteva far pagare persone innocenti al suo posto, non importa la ragione per cui ha fatto quello che ha fatto. Il suo:

I did.

mi ha fatto esplodere d’amore e di tristezza. Due semplici parole hanno colpito più forte di una bomba e allora kaboom, addio emozioni. Un’estensione della pena di DIECI ANNI, comunque, mi sembra estremamente esagerata. Hanno dato gli stessi anni a Maria che si era dichiarata colpevole di aver guidato la rivolta e a lei che si è procurata un telefonino. Ma vi sembra giustizia questa? Ed era COSÌ vicina ad uscire, le mancavano una manciata di giorni prima di rivedere la sua famiglia, NON È GIUSTO.

E non è giusto neanche che Cindy stia vivendo in una tenda in mezzo alla strada. So che ha scelto lei di andarsene di casa, ma lo ha fatto per un motivo. Pensava che avrebbe rovinato la vita a sua madre e sua figlia, e ha preferito togliere il disturbo. Ora al lavoro tutti la amano già, e come potrebbero fare altrimenti? Offre simpatia, gentilezza, energia e favori senza che le vengano richiesti, ma poi è costretta a tornare “a casa” in un accampamento di clochard.

Last but not least, tocca a Caputo e Fig. Questi due sono entrati nella classifica dei miei personaggi preferiti, ed io ancora faccio fatica a spiegarmi questa cosa. Però li amo, si meritano il mondo. Sono due persone straordinarie, e hanno fatto davvero di tutto per aiutare le detenute che ne avevano bisogno. Per un attimo ho temuto di avere le allucinazioni quando ho visto Beth the Baby Killer che dava consigli a Caputo. Mi sono chiesta se il mondo si fosse capovolto, ma alla fine penso sia stato un bel modo per far vedere quanto impatto abbia avuto il corso che l’ex direttore ha tenuto.

Insomma, più di duemila parole che sarebbero potute essere riassunte in una semplice frase, perché come ha giustamente detto la mia partner in crime Sara nella sua scorsa recensione:

La situation at the moment is that stiamo messi very male!

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E con questa iconica perla, direi che è ora di chiudere la recensione. Vi ringrazio se siete arrivati fino a qua, ormai ogni settimana sia io che Sara scriviamo dei piccoli romanzi. L’appuntamento è, come sempre, a lunedì: la mia partner in crime ed io vi parleremo insieme della 7×13, il series finale di Orange Is The New Black. Ultimo episodio dell’ultima stagione, che qualcuno ci aiuti.

Martina

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