The Golden Age of Television
Recensioni,  Riverdale,  Telefilm

Riverdale – Recensione 7×19 “The Golden Age of Television”

“The Golden Age of Television” è solo il preambolo della chiusura, tra meno di una settimana Riverdale terminerà per sempre e, a quanto pare, resteranno tutti nel 1950.

The Golden Age of Television

Devo ammetterlo, sono seduta qui davanti a questa pagina bianca da parecchio tempo eppure non riesco davvero a decidere da dove dovrei iniziare perché non posso dire né che l’episodio non mi sia piaciuto né il contrario.

E non perché ci siano degli impedimenti materiali ma per il semplice fatto che sono combattuta per la piega che hanno deciso di far prendere ad una serie lunga sette anni.

In un certo senso devo apprezzare l’audacia di non far finire “bene” la serie con il classico happy ending voluto da tutti ma credo anche che non avrebbero potuto fare altrimenti, sarebbe stato troppo facile spedire tutti indietro nel tempo in un’altra linea temporale, sbrogliare tutte le linee temporali del multiverso, trovarne una abbastanza solida che coincidesse con il presente e, semplicemente, spostare nuovamente tutti nel 2023.

Una scelta che ha il sapore di una seconda possibilità, di una forma diversa di redenzione dai propri errori, di uno scegliere solo la luce di una nuova era senza oscurità ma è davvero questa la vita ideale?

Ed ecco che ci troviamo al punto cruciale ovvero la scelta di tutti gli abitanti di Riverdale di ricordare soltanto i momenti felici di tutta la vita che hanno vissuto per viverne una migliore, senza drammi, senza dolori, in nome dei valori, della lotta per la giustizia e dell’uguaglianza.

Chi ha scelto di ricordare tutto?

Jughead e Betty.

Nessun altro.

Ora so che penserete che abbia i Bughead sempre in testa anche se non stanno insieme da tantissimo tempo al punto da non aver avuto più momenti profondi di interazione ma, sinceramente, non credo sia una coincidenza.

In un altro Universo Jughead e Tabitha sarebbero stati endgame e, forse, non sarebbe stato un errore perché insieme si completano, si supportano ma credo che l’amore vada oltre, se due persone sono giuste insieme non esiste una linea temporale in cui non lo saranno, alla fine dei conti ci si ritrova, non sarà mai tardi, non esisterà mai un momento sbagliato perché il momento giusto si crea, non si aspetta.

The Golden Age of Television

La gioia e la delusione nel ricordare di essere stati insieme e di essersi poi lasciati erano tangibili sui volti di Jughead e Betty e sono certa quel momento racchiuda davvero l’essenza di ciò che l’amore dovrebbe essere.

In “The Golden Age of Television” sembravano più stupiti di essersi lasciati che di essere stati insieme e questo mi fa pensare che dentro di loro sia conservato tutto quell’amore che li ha sempre uniti, non ci vuole molto per riaccendere la fiamma e, forse, il fatto che condividano i ricordi sia dei momenti belli che di quelli brutti servirà per riavvicinarli per tanti motivi ma per uno in particolare.

L’oscurità e la luce di Betty e di Jughead sono sempre state complementari, riuscivano ad entrare l’uno nell’oscurità dell’altra e viceversa con la propria luce senza uscirne mai spenti ma rafforzati, sia come coppia che come individui singoli. Erano due tipi di oscurità in grado di comprendersi ma anche di ferirsi, di aggiustarsi ma anche di rompersi ancora e ancora eppure l’amore è questo, conoscersi così a fondo tanto da sentirsi l’uno dentro l’altra e per fare questo si deve per forza attraversare il buio, personale e della persona che si ama. Attraverso l’oscurità si raggiunge la luce e, pur avendola raggiunta, non si può pretendere che il buio non esista più. Siamo fatti di luci e ombre, sta a noi decidere con chi condividerle e viverle.

Non so se riavremo i Bughead ma, se anche non dovesse succedere, credo abbiano fatto sognare tutti e che abbiano insegnato tanto, la vera storia d’amore non è quella perfetta e idilliaca ma quella davvero vissuta e loro l’hanno fatto.

Voglio soffermarmi su un altro dettaglio.

Betty davanti allo specchio rivede nei palmi delle proprie mani il segno della propria oscurità e del dolore che aveva dimenticato.

E di quei palmi insanguinati e lacerati dalle unghie di Betty è stato per primo Jughead a prendersi cura, senza paura, senza giudizi ed è da qui che io voglio ripartire riavvolgendo il nastro di ciò che è stata questa serie.

Se Riverdale ci ha insegnato qualcosa è stato proprio questo:

guardare negli occhi la propria oscurità e quella altrui senza paura e senza giudizi ma con la voglia di cambiare il mondo e di essere ricordati per come abbiamo combattuto e per come abbiamo trasformato le nostre debolezze, i nostri demoni, il nostro buio in qualcosa di importante e forte.

Guardare il fondo dalla superficie non è mai la soluzione.

Per vivere bisogna scendere negli abissi e osservare il fondo, imparare a vivere nella profondità per non averne più paura e, anzi, saperci nuotare.

Voto all’episodio “The Golden Age of Television”: 7 e mezzo/8, non posso dire di non essermi commossa, sarebbe una bugia ma non condivido nè la scelta della maggioranza di non ricordare tutto nè quella di far restare i protagonisti nel 1950 ma voglio aspettare l’ultimo episodio prima di esprimermi completamente in merito.

Bonus:

  • Il padre di Kevin in coppia con Frank Andrews non me l’aspettavo proprio
  • Archie che vuole diventare un poeta…ma anche no
  • Archie che non vuole conservare anche i momenti negativi è un NO assoluto, accidenti, è il protagonista assoluto, o meglio, dovrebbe esserlo e vuoi solo il bello? Eh no, caro mio.
  • L’orgoglio di Alice per la propria figlia mi ha ripagato di ogni scena in cui avremmo voluto dirgliene quattro
  • Tabitha, in ogni caso, per me resta uno dei migliori personaggi in assoluto
  • E per quanto riguarda le coppie…non so davvero cosa dire. Credo non siano più il punto focale della serie.
  • Per quanto sia molto forte la sensazione di chiusura dico che, a questo punto, avrebbero potuto pensare anche ad un’ottava stagione ma ne parleremo nell’ultima recensione.

Vi lascio al promo della 7×20, series finale di Riverdale e vi do appuntamento, per l’ultima volta, almeno per quanto riguarda questa serie, alla prossima settimana.

Un abbraccio forte.

The Golden Age of Television

Irene

Commenti disabilitati su Riverdale – Recensione 7×19 “The Golden Age of Television”

Salve, sono Irene e non ho mai amato definire la mia persona e ciò che faccio. So solo che ciò che viene scritto, nel momento stesso in cui viene composto, non è più solo mio ma anche di chi legge. Sono curiosa di sapere in che modo lo sarà. Meglio nota come vulcano d'idee o l'Arti(coli)sta per un chiaro e semplice motivo: la scrittura è il mio elemento, l'arte che mi scorre nelle vene, il modo più realistico e spontaneo che ho di vivere.