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Zoey Deutch parla di “Flower” e del femminismo

Flower è un comedy-drama diretto da Max Winkler uscito da poco nelle sale americane. La storia è incentrata su Erica (Zoey Deutch) e il suo gruppo di amici, i quali cercano di aiutare il suo fratellastro Luke (Joey Morgan) a stalkerare Will (Adam Scott), un uomo da cui Luke pensa si essere stato molestato. Zoey è molto legata a questo ruolo, non perché è facile ma perché è stato una sfida:

Quando gli uomini interpretano parti che sono ambigue moralmente, sono “Taxi Driver” o Walter White. Quando sono le donne ad interpretarle, sono carenti di caratteristiche che compensano o non piacciono.

Riguardo al suo personaggio nello specifico, la Deutch ha detto:

Non ho pensato nemmeno una volta che quello che [Erica] stava facendo fosse sessuale, è sempre stato transazionale. Niente di quello che sta facendo per lei è in qualche modo sessuale, è solo n mezzo per avere una qualche specie di controllo. Tutta la sua vita è diventata una spirale, non ha nessuno di cui pensa di potersi fidare, vuole distruggere relazioni e ferire le persone prima che abbiano la possibilità di ferire lei.

Il fatto che Erica dia la caccia a predatori sessuali, non la ferma nell’avere sentimenti per l’ex professore Will, altro possibile predatore sessuale. Proprio per questo è un personaggio che finisce dritto nella timoniera dei ruoli interpretati da Zoey che si contendono tra moralità, innocenza, e l’essere adulti (Everybody Wants Some!! e Before I Fall):

Amo gli anti-eroi e non sapere se dovrei fare il tifo per loro o contro di loro. Amo la forza e la vulnerabilità, amo le cose frustranti e quelle fragili.

In un’intervista con Entertainment Weekly, Zoey Deutch ha parlato ancora più nello specifico del film, ma anche degli ostacoli che ha dovuto affrontare come una giovane produttrice. Vi lascio l’intervista completa!

ENTERTAINMENT WEEKLY: Come hai interpretato la giustizia da vigilante di queste ragazze e il modo in cui hanno cercato di ottenerla?

ZOEY DEUTCH: Mi ritrovo nel fatto che tutti questi ragazzi che vedono come ci sia qualcosa di sbagliato non sappiano realmente come procedere. Possiamo tutti immedesimarci in quello, quando sei un bambino e sai che sta succedendo qualcosa. Si agisce nel modo giusto? No. Ma le loro intenzioni e il loro cuore sono al posto giusto? Sì.

È interessante perché non abbiamo fatto questo film sapendo che sarebbe uscito in questo clima. Abbiamo fatto questo film prima della storia di Harvey Weinstein e prima che iniziasse il movimento #MeToo. Tuttavia questo è una sorda di desiderio di compimento di quello che accadrebbe a quegli stro*** che meritano di subire conseguenze. Ancora una volta, ovviamente, non sto perdonando i modi in cui lo hanno fatto.

Dato che questo è un gruppo di ragazze delle superiori e il personale predatorio delle facoltà è qualcosa con cui abbiamo dovuto lottare per decenni, come si inserisce nel panorama americano e nelle scuole americane del 2018 e cosa dice del sistema?

Beh, il sistema giudiziario sociale fallisce, e per questo motivo questi teenager provano a prendere la situazione in mano. Non lo fanno necessariamente nel modo giusto, ma ci stanno provando. Non sanno a chi rivolgersi, o così pensano, e questo è quello che si prova, non hai nessuno da cui andare.

Cosa hai pensato della relazione così non convenzionalmente vicina tra Erica e sua madre quando hai letto di questa per la prima volta sul copione? E tu e Kathryn Hahn come avete parlato riguardo a come interpretarla?

Penso che la parte più importante della loro relazione a cui aggrapparsi sia la mancanza di confini. È una relazione completamente senza limiti, che conosco personalmente. Vedo alcuni amici che hanno queste relazioni con le loro madri e tu non sai per davvero chi fa la mamma e chi la figlia, e ogni giorno si scambiano i ruoli. Penso ci sia anche un elemento di Erica che ha difficoltà a guardare a sua madre come un essere umano. Penso che molte persone possano immedesimarsi in quello, è una teoria Freudiana della psicologia del bambino. È come se in un momento da teenager tu trovassi l’erba di tuo padre, o qualcosa del genere. È tipo: “Oh, sono esseri umani anche loro?”

 

[…]

Adoro il fatto che tu stia già producendo progetti; è interessante vedere un talento giovane prendere il controllo. 

Voglio essere coinvolta in tutto, e quando hai il titolo, ti senti dire che sei solo qualcuno che arriva e da consigli o opinioni non richiesti, e io preferisco essere al servizio del progetto e al bene maggiore piuttosto che sentirmi una seccatura. Voglio essere lì, amo fare film voglio essere coinvolta. Amo essere coinvolta in ogni passo del percorso e sarà coinvolta in ogni passo del percorso.

C’è mai stata una “spinta indietro” per te in un progetto simile?

No, le persone con cui ho lavorato per adesso non hanno mai fermato il mio coinvolgimento, ma non ho avuto i crediti da produttrice per “Flower”, anche se avrei dovuto. Spero non risulti spavaldo, potete chiamare Max Winkler e mi appoggerebbe, ma è anche vero che non l’ho chiesto. Non l’ho chiesto e questa è l’altra cosa: come donne, ci viene detto che dovremmo sperare piuttosto che aspettarci qualcosa, e questo non è il modo in cui ottieni cose.

Da questa intervista si capisce che Zoey Deutch ha le idee molto chiare, sia sul suo ruolo come attrice/produttrice che sul femminismo in generale. Le auguro tutto il meglio, se lo merita. E voi andate a vedere Flower!

Martina

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